da Rassegna sindacale Le forze politiche che hanno dato vita all’attuale governo “stanno creando danni al nostro paese e minano i principi sui quali è costruita la nostra democrazia”. Lo ha detto Carmine Ranieri, segretario generale della Cgil Abruzzo Molise, aprendo il suo intervento al XVIII congresso nazionale della Cgil, in corso a Bari. Ranieri ha stigmatizzato il governo italiano “che chiude i porti a uomini e donne che rischiano di morire in mezzo al mare, e che chiede che i migranti vengano rispediti lì da dove sono partiti, ben consapevole che saranno oggetto di torture e di barbarie”. “Il decreto sicurezza - ha proseguito Ranieri - porterà alla disperazione migliaia di migranti che non potranno più integrarsi nel nostro paese, e che verranno avviati a percorsi di illegalità”. Del clima di odio contro lo straniero che sta pervadendo il paese hanno fatto esperienza “tutti coloro che sono in prima linea nella difesa dei diritti. Le nostre sedi sindacali, quella di Pescara e quella di Montesilvano, sono state imbrattate da svastiche e da scritte intimidatorie nei confronti del compagno responsabile per le politiche dell'immigrazione, Patrick Guobadia, al quale in questi giorni sta arrivando la solidarietà di tutta la Cgil e di tanti cittadini e associazioni - ha detto Ranieri -. Non dobbiamo arretrare di un millimetro. Dobbiamo lottare insieme a tutte le forze sane del paese perché quella che si sta profilando è una battaglia di umanità” che qualifica “il nostro essere sindacato”. Ed è anche “evidente che le politiche messe in campo dal governo che eliminano la progressività delle imposte sono una misura a danno di chi stenta ad arrivare alla fine del mese: lavoratori dipendenti e pensionati. Una misura che va nella direzione contraria a quella da noi proposta”. Il documento congressuale della Cgil, ha proseguito Ranieri, “ha una visione strategica del paese e di come si deve mettere in campo una politica di sviluppo, di occupazione, di riduzione delle diseguaglianze. Dovremo lavorare sodo per fare sì che i contenuti del documento siano inseriti nell'agenda politica e costituiscano un importante riferimento per le forze di una sinistra oggi smarrita. Per questo è il 9 febbraio scenderemo in piazza, consapevoli delle difficoltà che avremo, alla luce di un grande consenso di cui ancora oggi gode il governo, ma altrettanto consapevoli che per noi conta il merito e non i sondaggi di gradimento. Certo, il legame con la nostra base è la nostra forza e dovremmo metterci tutto il nostro impegno”. “Nei prossimi anni - prosegue Ranieri - sempre più dovremo fare i conti con i temi dell'innovazione digitale e delle inevitabili ricadute sul lavoro e sulla società. Ci troviamo di fronte a nuove sfide per le quali non si può prescindere da politiche pubbliche tese a governare e indirizzare il processo in atto. Non possiamo sottovalutare i numerosi timori che tale rivoluzione causa, soprattutto per quanto attiene all'impatto sociale e al rischio di emarginazione ulteriore di lavoratori e lavoratrici. D'altra parte non possiamo nemmeno ignorare le positive ricadute che la digitalizzazione può avere sul nostro futuro, e i benefici di un suo utilizzo per le problematiche legate ad esempio ai temi dell'invecchiamento, della sanità e del sociale. Fondamentale sarà in questo processo la soluzione della grande questione del lavoro come fondamento di una nuova concezione della democrazia”. Occorrerà “redistribuire il reddito utilizzando la tecnologia che ci libera dal lavoro tradizionale, creare nuova ricchezza ora distribuita solo tra pochi. Lo sviluppo tecnologico non deve essere un destino che ci condanna alla povertà di massa e dunque alla perdita della dignità e della libertà. Lavorare meno per lavorare tutti, lavorare meglio per vivere con dignità, redistribuire profitti per costruire una democrazia autentica: è un'utopia? - si chiede Ranieri -. Io credo di no. E comunque è l'unica strada che abbiamo davanti. Per questo la Carta dei diritti è uno strumento innovativo che dovremo continuare a mettere nell'agenda delle priorità, perché con il lavoro povero non si fa nessuna rivoluzione produttiva, così come lo stato delle cose non cambia con i voucher, con gli appalti al massimo ribasso, con la libertà di licenziare, con l’umiliazione dei diritti individuali sul lavoro”. “Serve subito una politica redistributiva della ricchezza per via fiscale. Esattamente il contrario della flat tax. Serve un welfare solidale ed universale. Il tema è quanto mai attuale in Italia, che un sistema simile già l'ha costruito e che oggi rischia di smantellarlo, proprio oggi che abbiamo celebrato il quarantesimo anniversario della nascita del Servizio Sanitario Nazionale”, ha detto Ranieri. Quanto alla Cgil, “non è il tempo delle divisioni. Il documento congressuale ha avuto un larghissimo consenso. Potremmo avere anche, come ha detto qualcuno, sensibilità diverse. Le abbiamo sempre avute. Ma siamo stati capaci, nella nostra storia, di farne tesoro. La chiusura unitaria del congresso è un segnale importante che daremo alla nostra base e ai nostri interlocutori, e che ci consentirà di essere più forti per vincere le prossime sfide”, ha concluso Ranieri.
Il Lavoro è. Parla Carmine Ranieri
L'intervento del segretario generale Abruzzo/Molise
23 gennaio 2019 • 17:09