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Com’è noto a chi segue l’attività sviluppata dalla Cgil sul tema del cambiamento tecnologico e digitale nel mondo del lavoro e nella società, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale è argomento centrale e molto investigato. Soltanto negli ultimi mesi sono stati pubblicati due libri in cui è ampiamente presente: Europa digitale: la sfida di un continente (Futura Editrice) a cura dell’ufficio di progetto Lavoro 4.0, e 2030, i dieci anni che hanno cambiato il mondo: un manuale per sindacalisti audaci (Futura Editrice) di Alessio De Luca, Cinzia Maiolini, Riccardo Sanna.
L’attenzione posta al tema è costante ed elevata per i molteplici e articolati effetti che produce e che produrrà nel breve e lungo periodo, sia in ambito lavorativo che nella vita quotidiana dei cittadini, spesso inconsapevoli delle sue applicazioni e potenzialità.
Osserviamo già da tempo, talvolta con giustificata preoccupazione, i cambiamenti determinati dall’introduzione dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro: oltre alla sua applicazione divenuta scontata in ogni ambito produttivo (meccanica, sanità, servizi, commercio, finanza, energia, chimica, edilizia, istruzione, ecc.), è ormai realtà il suo uso nei sistemi di reclutamento, selezione, controllo del personale, ambiti nei quali la ricerca e le sperimentazioni sono al centro di ingenti investimenti.
È infatti opinione comune in ambito scientifico che i lavori basati sull’interazione tra persone, sull’intelligenza emotiva e sui rapporti umani non potranno essere sostituiti facilmente dalle tecnologie, ancorché sofisticate e tese a imitare o riprodurre comportamenti e reazioni legate alla sfera emozionale propria dell’essere umano.
Agli albori della rivoluzione tecnologica le professioni maggiormente a rischio di obsolescenza e sostituzione erano quelle esecutive e a bassa qualifica. L’impiego massivo dell’intelligenza artificiale, con la ChatGpt, il machine learning, Midjourney e simili, minaccia ora e sempre di più il lavoro qualificato, professionalizzato. Il World Economic Forum ha stimato nel suo rapporto 2023 Il futuro del lavoro che l’intelligenza artificiale sostituirà 83 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo nel giro dei prossimi cinque anni e nello stesso arco di tempo ne creerà 63 milioni di nuovi.
Non è difficile immaginare quali e quante potranno essere le conseguenze sociali ed economiche che questo comporterà, ma proprio per analizzare in profondità questo processo di trasformazione ed essere pronta a svolgere in modo sempre più consapevole ed efficace il suo ruolo, la Cgil intende promuovere un progetto europeo sui cambiamenti che l’introduzione e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale determinano nel mondo del lavoro.
Quali sono le professioni che saranno eliminate o completamente automatizzate dall’intelligenza artificiale, dalle sue articolazioni e applicazioni? Quali saranno (e sono già) i profili richiesti dal mercato del lavoro? Quali le competenze e le conoscenze necessarie? Quali i percorsi formativi ed educativi indispensabili per qualificare o riqualificare i lavoratori? Quali le relazioni industriali nel mondo che cambia?
Questo progetto, per il quale si attende in autunno la pubblicazione del bando Improving expertise in the field of industrial relations, è in via di preparazione e vede la Cgil e le sue categorie impegnate a collaborare con organizzazioni sindacali di diversi Paesi europei, Spagna, Danimarca, Polonia, Bulgaria, Malta, relative università e centri di ricerca, per riflettere, discutere, confrontare e provare a dare risposte sia a livello nazionale che europeo ai vari quesiti sollecitati dal tema, per un arricchimento reciproco attraverso il confronto delle situazioni esistenti.
L'idea centrale parte dalla realizzazione di un’indagine sull’impatto dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro nei diversi Paesi, seguita da un'analisi approfondita e da una discussione in workshop e seminari, il cui obiettivo è mettere a fuoco i requisiti e gli strumenti necessari per una migliore azione sindacale e rivendicativa.
Il passo successivo sarà la compilazione di linee guida per un'azione di formazione su misura per i rappresentanti dei lavoratori, centrata sugli elementi da negoziare nei contratti di lavoro e per la formazione permanente. Seguiranno aggiornamenti, che saranno puntualmente comunicati su queste pagine.
Monica Ceremigna, area politiche europee e internazionali Cgil