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L’emergenza Covid ancora non era scoppiata, ma nella Legge di Bilancio promossa dal governo e approvata dal Parlamento lo scorso dicembre, era inserita una norma che abrogava il superticket. Una prima risposta di equità alle pressanti richieste di Cgil Cisl e Uil che negli anni si erano battute per l’eliminazione di un balzello per i cittadini e contemporaneamente inutile e dannoso “favore” alla sanità privata. 10 euro, in aggiunta al ticket ordinario, da pagare per ogni prescrizione specialistica che da domani 1 settembre sarà definitivamente abrogato.
“Una misura giusta, risultato delle mobilitazioni sindacali e sociali, che rimuove uno dei principali ostacoli all’accesso alle prestazioni sanitarie è finalmente realtà”. Questo il commento della segretaria confederale della Cgil Rossana Dettori alla vigilia dell’entrata in vigore della norma.
Ovviamente questo provvedimento, se pur tanto rivendicato, non è da solo sufficiente né a ridurre le diseguaglianze nel diritto alla salute, né a ridare centralità al Ssn. Proprio per questa ragione, la dirigente sindacale aggiunge che “Ora servono misure strutturali per potenziare e rilanciare il nostro Servizio Sanitario Nazionale con assunzioni di personale a tempo indeterminato e risorse destinate alla costruzione di una solida rete di servizi socio sanitari territoriali”. “È indispensabile non solo per fronteggiare meglio l’emergenza, ma per rispondere ai prevalenti bisogni di prevenzione e di cure, e - conclude Dettori - per ristabilire il diritto universale alla tutela della salute sancito dalla Costituzione”.