A 15 anni dall’entrata in vigore della legge di riforma del sistema sanitario regionale, tra promesse non mantenute, programmazione inadeguata, ritardi e “invadenza” della politica, la sanità pubblica in Sicilia è allo sfascio. E anche gli interventi finanziati col Pnrr procedono a rilento, rischiando di finire in un flop. Su questi temi la Cgil Sicilia, ha presentato oggi in conferenza stampa una piattaforma, elaborata insieme a Funzione pubblica e Spi, che fa il punto della situazione e un documento sullo stato di attuazione del Pnrr, insieme a una serie di richieste al governo regionale.

A partire dalla riorganizzazione del sistema delle nomine dei direttori generali delle Asp. La Cgil considera infatti “inaccettabile” che queste abbiano “tempi biblici che guardano non all’interesse generale ma solo a quello delle litigiose forze di governo”. Il sindacato rivendica in proposito “laicità”, individuando i manager attraverso l’esclusivo criterio delle competenze piuttosto che quello dell’appartenenza politica, facendo emergere attraverso i curriculum l’esperienza e i risultati ottenuti. La Cgil si spinge fino a chiedere che “i perimetri delle Asp non coincidano con i collegi elettorali- ha detto il segretario generale, Alfio Mannino - affidando la nomina delle figure di apice a un’agenzia regionale dei servizi sanitari”. “Schifani- ha rilevato il segretario della Cgil Sicilia- per ogni criticità che emerge non può cavarsela soltanto cercando il responsabile, è un sistema intero che è al collasso”.

Il sindacato chiede la revisione della legge regionale 5 del 2009. “Doveva spostare l’attenzione dall’ospedale al territorio- dice il documento presentato- ma di fatto ha creato una situazione ospedalocentrica, aggravando la qualità dell’assistenza erogata. “Paradossalmente il numero dei posti letto è progressivamente diminuito in tutta la regione – ha sottolineato Mannino- e non sono servite a migliorare la situazione neanche le risorse stanziate durante la pandemia da Covid. Su 720 posti letto programmati ne sono stati infatti realizzati e sono in uso solo 109. Dovevano essere realizzati inoltre 24 interventi di efficientamento dei pronto soccorso ma ci si è fermati a 8. A proposito della legge 5 la Cgil rileva che “nella nostra regione non è mai stato fatto il piano triennale attraverso cui le regioni e anche lo Stato declinano la programmazione sanitaria, tenendo conto dei bisogni di salute rilevati attraverso analisi epidemiologiche fondamentali per la definizione di interventi mirati e per la definizione ed erogazione dei Lea. La Cgil chiede l’attivazione della consulta regionale della sanità.

“Non intercettare i bisogni di salute del territorio, ha creato una situazione di caos organizzativo nei pronto soccorso – osserva il sindacato- che vengono gravati dal maggior carico di lavoro dovuto alla mancanza di un filtro territoriale e dalla impossibilità di decongestionarsi per la scarsa disponibilità di posti letto”.

“Il Governo – ha detto Renato Costa, responsabile Cgil per la Sanità- è in uno stato confusionale e questo si ripercuote sul sistema sanitario regionale. Si naviga a vista, senza un’idea di piano sanitario regionale, senza uno studio epidemiologico. Manca un approccio e un metodo scientifico, insomma si naviga a vista”.

Inoltre manca il personale in tutto il sistema, dagli ausiliari, agli Oss, agli infermieri ai tecnici, ai medici specializzati fino agli amministrativi. E anche le nuove strutture a valere dei fondi del Pnrr, case di comunità e ospedali di comunità, “quando e se superando gli attuali ritardi di attuazione arriveranno al traguardo, rischiano di non potere funzionare o di essere affidate ai privati se non si trovano subito le risorse per 4.204 assunzioni”. In proposito il sindacato rivendica l’eliminazione del tetto di spesa.

A proposito della Missione 6 del Pnrr, l’Area Stato sociale e diritti della Cgil nazionale ha stilato un report sullo stato di avanzamento degli interventi, con un quadro sconfortante se si guarda all’imminenza delle scadenze i.

I progetti che presentano ritardi di attuazione sono 334 per un finanziamento previsto di 420 milioni di euro. “E mentre la sanità regionale è in ginocchio- ha rilevato Francesco Lucchesi, segretario confederale Cgil- molti degli interventi finanziati, per un totale di 980 milioni, rischiano di non partire del tutto. A un anno e mezzo dalla scadenza del Pnrr sono state inaugurate solo due case della comunità a fronte delle 156 previste e un ospedale di comunità a fronte dei 43 programmati.” Questo – ha rilevato Mannino- la dice lunga su quanto la macchina amministrativa della Regione sia debole e inadeguata”.

La Cgil chiede dunque che “la sanità venga riorganizzata- ha sostenuto Mannino- da una politica che riprenda un ruolo di indirizzo e di programmazione guardando agli interessi della collettività e non a quelli di bottega”, e per questo, in assenza di risposte sulla piattaforma - che sarà presentata a governo regionale, gruppi parlamentari dell’Ars, e commissioni legislative- è pronta anche ad aprire una stagione di mobilitazione”. “Serve un piano regionale che riorganizzi la rete ospedaliera e delle emergenza urgenza, consolidi la medicina del territorio, promuova l’integrazione socio- sanitaria, attraverso anche la creazione di un unico assessorato al welfare”. La Cgil guarda anche alla medicina di genere e ai temi legati alla sicurezza sul lavoro. “La questione degli organici è cruciale- ha sottolineato Mannino- e si potrebbe cominciare con la rimodulazione delle enormi risorse investite per i cosiddetti ‘gettonisti’, per ampliare i tetti di spesa e procedere a nuove assunzioni e a stabilizzazioni”.

Proposte, dalla Cgil, anche per quanto riguarda il personale No Core (pulizie, sanificazione, ristorazione, vigilanza…). Questi servizi, per il sindacato, vanno internalizzati, garantendo lavoro e reddito di chi già li svolge per ditte esterne. Finché questo non accade il sindacato chiede attenzione sulle gare d’appalto, escludendo proposte al massimo ribasso che si scaricano sul costo del lavoro, e per prevenire qualunque forma di illegalità.

Il sindacato chiede anche l’attuazione del Piano della non Autosufficienza e gli interventi per la disabilità al centro di un’apposita piattaforma già presentata.

“È in corso una politica di restringimento del perimetro pubblico- ha detto il segretario della Fp Cgil Sicilia, Gaetano Agliozzo - che occorre invertire, investendo sul sistema pubblico a partire da un necessario piano straordinario di assunzioni. A questo scopo chiediamo l’eliminazione dei tetti di spesa”.

“Il cittadino oggi- ha sostenuto Maria Concetta Balistreri, segretaria generale dello Spi Sicilia- è inerme rispetto a bisogni ai quali la sanità oggi non dà risposte. La salute e la sanità sono beni pubblici, non privati e rispetto all’attuale situazione e a logiche sbagliate del decisore politico, che non guardano agli interessi dei cittadini, ci si può rivoltare”.

“Oggi il sistema sanitario insomma non soddisfa i bisogni di salute di donne e uomini e soprattutto degli anziani e dei malati cronici. La Sicilia per la mobilità sanitaria registra un passivo di 241,8 milioni ed è al terzultimo posto del ranking nazionale dei Lea. “È necessaria una svolta per il rilancio del sistema sanitario pubblico- ha rimarcato Mannino- per una sanità universale e accessibile a tutti”.