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In occasione della conferenza nazionale di organizzazione dell’Auser, il ricercatore Claudio Falasca ha presentato i dati sugli anziani delle prime cinque regioni prese in esame: Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Campania e Sicilia.
Le criticità future della domiciliarità, con la crescita del numero degli anziani bisognosi di cure e la diminuzione dei caregiver familiari, si confermano in tutte le regioni, con situazioni più critiche soprattutto al Sud. In tutte e cinque le regioni si sottolinea la difficoltà di rinnovo dei caregiver. Nel 2065, in alcune regioni, le donne saranno quanto gli uomini (Toscana, Sicilia) e in Lombardia gli uomini saranno più delle donne.
La ricerca evidenzia che in tutte le regioni, al crescere delle limitazioni funzionali, si riduce il riconoscimento delle indennità di accompagnamento. Inoltre, sono del tutto carenti i posti letto nelle Rsa. A fronte di una media Ocse di 30-60 posti letto ogni mille anziani, in Italia al massimo si raggiunge quota 30 nella sola Emilia Romagna, mentre in Sicilia i posti letto ogni mille anziani sono solo 5,5. Inadeguate poi le risorse per l’assistenza sociosanitaria e fortemente squilibrata fra Nord e Sud: la spesa media di 96 euro pro capite oscilla dai 45 in Sicilia a 113 in Toscana. Tra il 2011 e il 2017 in Sicilia si riduce il numero delle colf (meno 17,2%) e cresce quello delle badanti (più 58%), soprattutto di nazionalità italiana.
Le case degli anziani sono per la maggior parte prive di ascensori. Nella sola Emilia Romagna, oltre 203.000 abitazioni con anziani soli sono per la maggior parte senza ascensore, in Campania sono 153.000 le abitazioni con anziani soli, dove l’ascensore non c’è. La vita nei grandi centri urbani diventa un percorso a ostacoli: per le condizioni stradali, l’inefficienza dei trasporti, l’illuminazione delle strade, l’insicurezza.
“Questi dati – ha sottolineato Falasca – sono di stimolo per la promozione di un dibattito politico sui temi della domiciliarità, attualmente del tutto assente. Invece, è assolutamente prioritario interrogarsi su come e quanto la domiciliarità sarà in grado di corrispondere al crescente invecchiamento della popolazione nel nostro Paese”.