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“Riteniamo positivo che dopo tanti anni il nuovo direttore generale abbia ascoltato i numerosi appelli della Cgil ad aprire un confronto sui lavoratori della sanità veneziana” - dichiarano Daniele Giordano della Cgil, Daniele Tronco del sindacato Pensionati e Marco Busato della Funzione pubblica di Venezia -. La nostra è una città con un’età media elevata e che rischia il totale spopolamento se non si garantiscono servizi pubblici di qualità. È impensabile credere che i nostri anziani possano andare in terraferma per ricevere le cure quando dovremmo avere una rete di servizi efficace ed efficiente proprio nella città d’acqua. Investire sul lavoro a Venezia vuole dire salvaguardare la salute dei suoi cittadini, vuole dire tutelare gli anziani e garantirgli servizi adeguati e di prossimità".
"Il disagio dei lavoratori della sanità pubblica che svolgono il proprio servizio all' Ospedale Civile di Venezia o nei servizi territoriali delle Isole è cosa nota da tempo. I trasporti, la mancanza di alloggi, il pendolarismo (con ore di viaggio in pullman o treno) sono solo alcune delle difficoltà che ricadono su chi, ogni giorno, si reca a lavorare nel servizio sanitario pubblico. Molti lavoratori che provengono da Chioggia o da Mirano e devono recarsi all'Ospedale Civile, aggiungono al loro orario di servizio almeno 4 ore di trasporto per arrivare a piazzale Roma, per poi recarsi al servizio a piedi o col vaporetto di linea. Per essere in reparto alle ore 7 una lavoratrice di Chioggia o Mirano parte da casa alle ore 5 e rientra alle ore 15.30. Se sono in turno di pomeriggio partono da casa alle 10 e rientrano alle 22 di sera. Questi servizi vanno garantiti e sappiamo che una dose di disagio è inevitabile ma sosteniamo che è tempo ed ora di rivedere complessivamente modalità e opportunità, per agevolare ed incentivare questi lavori nelle zone di particolare disagio", continuano le tre federazioni.
"Pensare a organizzazioni del lavoro che aiutino ad affrontare il disagio (es. abbonamenti gratuiti, trasporti verso l'ospedale garantiti dall'Ulss, bandi di mobilità riservati, alloggi in uso foresteria a prezzi calmierati, incentivazioni etc). Serve una sinergia tra tutti gli attori pubblici del territorio , ad esempio le case che l’Ipav sta mettendo sul mercato degli affitti potrebbero essere in parte dedicate a personale che vuole vivere e lavorare a Venezia invece di essere completamente al libero mercato. L’Ulss riceve dalla Regione un finanziamento aggiuntivo per le peculiarità territoriali di Venezia, e per questo è il tempo di pensare che una parte di queste risorse aggiuntive vadano anche a favorire interventi per agevolare il lavoro dei servizi pubblici", prosegue il sindacato..
"Siamo anche soddisfatti che il drettore generale dichiari il blocco dell’alienazione dei beni immobili dell’Ulss 3, (operazione avviata dall'ex Direttore Dal Ben per fare cassa) in modo da pensare a come ottimizzare e capitalizzare questo patrimonio e, dove possibile, riconvertirlo come alloggi uso foresteria a disposizione dei dipendenti a prezzi calmierati. Una politica strategica sulle risorse umane, un investimento lungimirante pensando a come favorire la scelta di risiedere a Venezia (anche temporaneamente) sarebbe una opportunità per molti operatori della sanità (medici, infermieri, operatori socio-sanitari) che oggi faticano ad accettare di lavorare con questi enormi disagi. Come Cgil, Spi e Fp – concludono i tre sindacalisti - siamo pronti a fare la nostra parte in un confronto costruttivo che rilanci la qualità della vita a Venezia e contribuisca a una ripartenza nuova della città".