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"I medici pensionati richiamati in servizio sono la dimostrazione palese di un sistema sanitario a un passo dal collasso". A denunciarlo è il segretario nazionale della Fp Cgil Medici e dirigenti del Ssn, Andrea Filippi, aggiungendo che "tutti si sono accorti, dagli operatori alle Aziende sanitarie, alle Regioni, delle gravi carenze di medici nei servizi sanitari, tranne il governo". Per Filippi, infatti, gli organici sono ormai "sotto il livello di sostenibilità dei servizi, che spesso devono chiudere proprio per le carenze di personale, e i concorsi vanno deserti perché mancano i medici specialisti. In questo scenario drammatico il governo, sordo e cieco, fa poco o nulla. Assolutamente inefficaci gli interventi messi in campo con il semplice spostamento del tetto sulla spesa del personale mentre le Regioni ricorrono a rimedi aberranti, tappabuchi che non risolvono nulla, richiamando a lavoro i pensionati, come sta avvenendo in Veneto e in Molise, a danno dei giovani medici disoccupati".
Una fotografia della realtà, osserva il segretario nazionale della Fp Cgil Medici, veramente "allarmante, che denunciamo da anni e che nessuno, dal governo alle Regioni, vuole affrontare in modo strutturale. Serve aumentare i contratti per la formazione dei medici specialisti, serve snellire le procedure di selezione concorsuale, serve un piano di assunzioni urgente. Il governo giallo-verde ha bisogno di altre prove per capire che deve intervenire con urgenza per evitare il collasso del Servizio sanitario nazionale? Gli utenti, i cittadini, devono sapere che la colpa delle liste d'attesa e delle inefficienze non è degli operatori, ormai stremati dal sovraccarico di lavoro, ma di un governo incapace di affrontare questa emergenza".
Il Veneto è la prima regione italiana che intende richiamare in servizio i medici pensionati. Martedì 26 marzo, infatti, il presidente Luca Zaia ha annunciato una delibera che permetterà “ad aziende ed enti del sistema sanitario della Regione di conferire incarichi individuali, con rapporto di lavoro autonomo, a medici già collocati in quiescenza”. Una decisione che la Fp Cgil del Veneto reputa “grave e sbagliata”, rimarcando che “non si possono mettere i settantenni a garantire il nostro sistema sanitario in un settore che prevede il lavoro a turni e notturno”. Per il segretario generale Daniele Giordano, il presidente Zaia “dovrebbe ammettere il proprio fallimento, dichiarare che il nostro sistema sanitario non garantisce la qualità dell’assistenza, e che siamo a rischio di interruzione dei servizi. Non ammettere il fallimento del governo politico regionale vuole semplicemente dire che si nascondono i problemi con operazioni disperate”.