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Il governo deve ritirare subito l’emendamento sulla riduzione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) sociosanitaria residenziale e semi-residenziale per le persone non autosufficienti. È la richiesta avanzata con forza da Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil. Si tratta di un vero e proprio pasticcio, firmato dall’esecutivo, che rischia di far pagare di più alle famiglie, ai parenti e ai Comuni di migliaia e migliaia di persone in difficoltà.
La lettera dei sindacati: molto preoccupati
I sindacati dei pensionati esprimono “gravissima preoccupazione per i contenuti dell’emendamento n. 13.0.400, approvato dalla maggioranza in decima Commissione del Senato della Repubblica”. Inizia così la lettera che le sigle hanno inviato al presidente del Senato e ai presidenti dei gruppi parlamentari del Senato.
“L’emendamento - dichiarano i segretari generali di Spi, Fnp, Uilp, Tania Scacchetti, Emilio Didonè e Carmelo Barbagallo - interviene sui Livelli essenziali di assistenza disciplinati dall’articolo 30 del Dpcm 12.1.2017 (“Assistenza sociosanitaria residenziale e semiresidenziale alle persone non autosufficienti”)”.
Aumentano rette e tariffe per i pazienti
Malgrado la formulazione dell’emendamento sia poco chiara, lo stesso permetterebbe la possibilità di ridurre la copertura dei costi oggi a carico del servizio sanitario nazionale per i “trattamenti estensivi di cura e recupero funzionale a persone non autosufficienti” e per i “trattamenti di lungo assistenza, recupero e mantenimento funzionale, ivi compresi gli interventi di sollievo per chi assicura le cure, a persone non autosufficienti”, incrementando così la quota di rette e tariffe a carico dei pazienti”.
Invece di intervenire, anche alla luce di recenti ordinanze della Corte di Cassazione, per alleviare il peso che già grava sulle persone più fragili e sulle loro famiglie, "si sceglie di penalizzarli con costi aggiuntivi. Questo per noi è inaccettabile”, aggiungono i sindacati. La posizione unitaria si chiude così: “Ci auguriamo che l’emendamento venga ritirato e si apra finalmente un confronto tra i Spi, Fnp, Uilp e il Governo, così da arrivare finalmente alla piena attuazione della riforma sulla non autosufficienza”.
Cecconi, Spi: emendamento ad hoc per disinnescare la Corte di Cassazione
Entriamo nei dettagli con il segretario nazionale dello Spi Cgil, Stefano Cecconi. “La situazione è questa – esordisce -: la nostra richiesta esplicita è quella di ritirare l’emendamento approvato in Commissione Affari sociali al Senato, approvato in Aula, che ha rinviato il dibattito sul disegno di legge di cui lo stesso emendamento fa parte”.
Se dovesse essere approvato “apre la possibilità di ridurre la quota del Fondo sanitario nazionale che attualmente copre le prestazioni per persone con gravi disabilità ricoverate nelle strutture. L’emendamento è scritto molto male – aggiunge -, lascia aperte diverse interpretazioni: è stato esplicitamente finalizzato a rispondere alle recenti ordinanze della Corte di Cassazione, quelle che stabilivano che alcune persone in determinate condizioni di salute – come l’Alzheimer – non dovessero pagare la retta”. Si tratta quindi di “un emendamento ad hoc” per disinnescare quelle sentenze.
Serve confronto con le parti sociali
Nello specifico, prosegue, “di solito con un emendamento si modifica la ‘novellazione’ della legge, ossia il modo in cui è scritta, sostituendo per esempio un articolo della norma. In questo caso invece si fa un intervento di orientamento, dicendo come va applicato un determinato articolo. È una trovata per rispondere alla Corte di Cassazione in modo disordinato e scomposto, senza confrontarsi con le parti sociali”. E il rischio è “far pagare più soldi alle famiglie, ai parenti e ai Comuni”.
Tutto si collega alla questione più ampia e generale: bisogna applicare pienamente la riforma della non autosufficienza. Conclude Cecconi: “Sollecitiamo ancora una volta l’apertura di un confronto col Governo per arrivare alla piena applicazione”.