Avete mai visto un bimbo di poche settimane annaspare cercando ossigeno? Avete mai sentito il rumore roco che fa il suo respirare, a volte faticosissimo?

Avete mai visto il dolore e l’angoscia negli occhi della mamma e del papà di quel bimbo, impotenti di fronte a quell’annaspare? Oggi qualcuno è in grado di immaginare la rabbia delle mamme e dei papà che per cattiva sorte risiedono nelle regioni in piano di rientro, perché hanno fatto troppi debiti nel tentativo di assicurare sanità ai propri cittadini e cittadine?

Non è sadismo auspicare che a guardare quei volti e quelle angosce sia il ministro della Sanità Schillaci, che di mestiere fa pure il medico, ma che evidentemente prestato alla politica in un governo di destra, che ha fatto e fa della privatizzazione dei servizi pubblici e della frantumazione del Paese il suo tratto distintivo. Un ministro che ha dimenticato di aver recitato il giuramento di Ippocrate prima di cominciare a fare il medico.

I fatti

L’anticorpo monoclonale, farmaco costoso ma efficace come vaccino nel prevenire la bronchiolite, è un medicinale in fascia C, cioè a totale carico dei cittadini e delle cittadine. Fino allo scorso mese, però, vista la rilevanza del farmaco il servizio sanitario nazionale attraverso le Regioni poteva comprarne dosi e utilizzarle, attraverso i pediatri di libera scelta, per prevenire una malattia grave, potenzialmente letale. Mercoledì sera sulla scrivania di dirigenti regionali della sanità è arrivata una circolare inviata dal ministro che dice basta. Lo Stato non fornirà più il farmaco alle regioni, quelle non in piano di rientro, se vorranno, potranno “garantire la somministrazione dell’anticorpo monoclonale Nirsevimab, solo a condizione che la copertura finanziaria sia garantita con risorse a carico dei bilanci autonomi regionali aggiuntive rispetto al Fondo sanitario regionale”. Quelle in piano di rientro invece no.

Stracciato l’articolo 32 della Costituzione

I bimbi e le bimbe di Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria e Sicilia non potranno ricevere gratuitamente il medicinale. I genitori, se avranno le possibilità economiche, dovranno acquistarlo pagandolo di tasca propria circa 230 euro per una fiala. Con buona pace dell’articolo 3 e del 32 della Costituzione. I cittadini e le cittadine tutte e tutti uguali? No! Il diritto alla salute è per tutti e tutte? No! Eppure stiamo parlando di una malattia che colpisce quasi il 60% dei piccoli nei primi due anni di vita, e circa il 4% sviluppa una forma di malattia gravissima.

Le reazioni

Tante e diverse, soprattutto di presidente delle Regioni meridionali, dal pugliese Emiliano al siciliano Schifani. Per non parlare dei pediatri e dell’associazione di neonatologia. Daniela Barbaresi, segretaria confederale della Cgil, afferma: “Ennesima brutta figura per il ministro Schillaci che, a poche ore da una contestata prima circolare che negava la gratuità della somministrazione del vaccino anti-bronchiolite nelle Regioni in piano di rientro dal disavanzo sanitario, è costretto a correre ai ripari annunciando che l’anticorpo monoclonare sarà ovunque a carico del servizio sanitario e somministrato gratuitamente in tutte le Regioni”.

La retromarcia

Diffusa la notizia della circolare ministeriale, sono fioccate le interrogazioni parlamentari e le proteste. Allora il ministro ha ingranato la retromarcia, ma non in prima persona.

Maria Rosa Campitiello, responsabile del dipartimento della Prevenzione del ministero, ieri ha diramato una nota: “In considerazione dell’aumentata incidenza del virus respiratorio sinciziale nella popolazione pediatrica, il ministero della Salute ha avviato interlocuzioni con Aifa, di cui sono state informate tutte le Regioni con nota trasmessa dalla direzione della programmazione sanitaria, affinché si proceda al trasferimento dell’anticorpo monoclonale Nirsevimab-Bey dai farmaci in fascia C a quelli in fascia A, dunque a carico del Servizio sanitario nazionale. A oggi infatti, secondo la norma vigente, il farmaco è a carico del cittadino. È nostra intenzione rafforzare le strategie di prevenzione e immunizzazione universale a tutela dei bambini su tutto il territorio nazionale, garantendo a tutte le Regioni la somministrazione dell’anticorpo monoclonale senza oneri per i pazienti”.

Letto il messaggio trovato l’inghippo?

Dice Campitiello che si provvederà al trasferimento dalla fascia C alla A del farmaco. Domanda: quanto tempo ci vorrà? La domanda non è affatto peregrina, visto che nella stessa nota si afferma: “A oggi infatti, secondo la norma vigente, il farmaco è a carico del cittadino”.

Duole dirlo ma siamo al 20 settembre, l’autunno è proprio la stagione nella quale il virus respiratorio sinciziale si diffonde, nel frattempo che la burocrazia ministeriale provveda al passaggio di classe cosa succederà ai bimbi e alle bimbe meridionali. Cosa succederà alle casse delle regioni visto che i ricoveri ospedalieri per quella malattia costano assai più del medicinale? Chissà se è miopia o strategia politica ciò che sta dietro questo “pasticcio”.

 daniela barbaresi

Così proprio non va

Il Covid, nonostante i focolai che ciclicamente tornano a colpire, sembra proprio non aver insegnato nulla. Ricorda infatti Barbaresi: “Non basta declamare nei convegni l’importanza della prevenzione se poi, alla prima occasione, le scelte politiche vanno in tutt’altra direzione”.

Cambiare rotta di può, si deve

“Piuttosto - per la dirigente Cgil –  è inderogabile e urgente che, in vista della imminente legge di Bilancio, il governo affronti il nodo di come garantire le necessarie risorse al servizio sanitario nazionale, perché sia davvero pubblico e universale, capace di garantire a tutte e tutti, a prescindere dal luogo in cui vivono, l’effettiva esigibilità del diritto alla tutela della salute previsto dalla Costituzione”.

“Anziché di autonomia differenziata questo Paese ha un estremo bisogno di contrastare le troppe e insopportabili diseguaglianze tra persone e territori”. Questa la conclusione netta della segretaria, allora c’è ancora tempo per firmare il referendum contro l’autonomia differenziata, lo si può fare anche online cliccando qui. L’Italia che vogliamo è quella dell’articolo 5 della Carta: una e indivisibile.