Cosa non si fa per provare a far dimenticare una delle promesse elettorali su cui questo governo ha fondato molto del suo consenso: ovvero, il superamento della Fornero per poter andare in pensione prima. La fantasia leghista - e segnatamente del sottosegretario al lavoro Carlo Durigon - ha prodotto un emendamento alla Finanziaria in commissione Bilancio alla Camera grazie al quale si potrà andare in pensione anticipata a 64 anni.

Ma come? Semplice, sommando la pensione obbligatoria a quella complementare per raggiungere l’importo soglia minimo che consente di andare in pensione, che per legge deve essere pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale, cioè 1.600 euro al mese. In pratica, vai in pensione prima se te la paghi da te.

Duro il commento della segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione: “Invece di rimuovere gli importi soglia, ormai irraggiungibili per la maggior parte dei lavoratori, il governo propone strade alternative che non fanno altro che aggirare il problema”.

Leggi anche

E anzi, in qualche modo peggiorando anche la situazione, visto che i requisiti vengono ulteriormente peggiorati: dal 2025, infatti, per coloro che utilizzeranno questa uscita non saranno più necessari 20 anni, ma ne saranno richiesti 25 e dal 2030 addirittura 30, con un importo soglia che in questo caso dovrà raggiungere 3,2 volte l’assegno sociale, ovvero 1.710 euro circa, 400 euro in più rispetto all'importo soglia del 2022.

Per la sindacalista dunque "sulle pensioni questo governo continua sulla strada intrapresa. Gli emendamenti presentati dall'esecutivo alla legge di bilancio non solo non affrontano le disuguaglianze strutturali del sistema previdenziale italiano, ma certificano che nonostante le promesse di superamento della legge Fornero, sarà questa l’unica norma con cui si potrà accedere al pensionamento oggi e in futuro".

Non bisogna dimenticare, infatti, che in due leggi di bilancio l’esecutivo ha di fatto azzerato le poche e limitate flessibilità in uscita previste rispetto alla Fornero: Opzione donna, Ape sociale e Quota 103.

Si prosegue insomma nel peggiorare la Monti-Fornero, continua Ghiglione, “quella norma così tanto criticata negli anni che continua ad essere consolidata e applicata, senza alcun intervento strutturale per superarla”.

Di fatto, attacca la segretaria confederale Cgil, “in un mercato del lavoro caratterizzato da salari bassi e carriere discontinue, soprattutto per le donne, la platea di lavoratrici e lavoratori in grado di raggiungere l’importo soglia sarà minuscola. Basti pensare a quelle 4 milioni di lavoratrici in part-time che, anche nel caso raggiungano i 40 anni di contribuzione, visto l’aggancio del requisito all’attesa di vita, potranno accedere al pensionamento solo dopo i 71 anni di età e oltre".

D’altra parte che il governo non sia interessato a costruire un sistema previdenziale equo lo dimostrano anche gli altri provvedimenti in materia contenuti nella legge di bilancio, come quello addirittura offensivo dell’aumento della maggiorazione sociale di 8 euro al mese.

"Servono interventi strutturali per garantire pensioni dignitose a chi ha svolto lavori faticosi e a chi ha retribuzioni basse, e per riconoscere il lavoro di cura. Bisogna affrontare l’emergenza salariale e lavorativa, che incide direttamente sulla sostenibilità previdenziale”, conclude Ghiglione.

Leggi anche