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Sulle pensioni si rischia lo scontro sociale. Il governo si confronti con il sindacato al più presto, o sarà mobilitazione. Lo afferma Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil, secondo il quale con il superamento di quota 100, che scadrà a fine anno, si tornerà alla legge Fornero, che prevede l'uscita dal lavoro a 67 anni. Circostanza che i sindacati vogliono scongiurare a tutti i costi. Per questa ragione Cgil, Cisl, Uil stanno sollecitando da settimane un tavolo di confronto con il governo con l'obiettivo di arrivare a un intervento complessivo di riforma della previdenza. Ad oggi non ci sono però appuntamenti in agenda.
Il segretario Ghiselli ha risposto oggi (8 settembre) alle domande dell’agenzia Askanews. Ecco le sue risposte. Temete che dal primo gennaio si possa ritornare alla legge Fornero? "Per la verità quota 100 non ha modificato la legge Fornero. Non è stata toccata e, quindi, finita quota 100 si ritornerà per intero a quelle previsioni: 67 anni o 43 anni di contributi per la pensione anticipata. Vogliamo un intervento non solo per evitare lo scalone, ma anche per riformare e trasformare la previdenza".
Cgil, Cisl e Uil hanno definito una piattaforma unitaria. Quali sono le vostre proposte? "La più importante è la flessibilità in uscita, la possibilità che si dà alle persone, a certe condizioni, di poter scegliere quando andare in pensione. Noi pensiamo che dopo 62 anni di età o dopo aver lavorato 41 anni ci siano le condizioni per poter andare in pensione. Il contributivo, in cui ormai siamo nella maggior parte dei casi, rende anche sostenibile economicamente un sistema di questo tipo. Poi proponiamo interventi che riconoscano la diversità dei lavori, chi fa lavori più pesanti e gravosi deve avere trattamenti migliori; il riconoscimento del lavoro di cura e delle donne; un discorso che riguarda la previdenza dei più giovani, soprattutto di coloro che hanno lavori discontinui, precari, che rischiano di non avere una prospettiva previdenziale, pensiamo a una pensione contributiva di garanzia; infine il rafforzamento delle pensioni in essere, quindi ampliamento e consolidamento della quattordicesima e meno tasse sulle pensioni".
In agenda avete già degli incontri con il Governo? "Purtroppo no. C'è stato un incontro il 27 luglio che definirei una falsa partenza. Il Governo non solo non ci ha dato risposte, ma non ha neanche esplicitato la volontà di aprire un confronto. Si è riservato di fare una verifica di maggioranza. L'impegno era di riconvocarci ai primi di settembre. Ancora non è arrivata e questo è un problema". Si rischia insomma lo scontro sociale? Se non arriveranno le risposte che state sollecitando siete pronti alla mobilitazione, allo sciopero? "Quello delle pensioni è un tema caldo. Non possiamo scherzare. Abbiamo fatto richieste, siamo pronti a discutere. Però non vogliamo farlo per finta, vogliamo risposte, acquisire dei risultati. Se così non sarà, intensificheremo le iniziative, faremo mobilitazione utilizzando tutti gli strumenti che conosciamo, compreso lo sciopero".
Come pensate si debba rilanciare la previdenza complementare? "Si deve rilanciare intanto consentendo a chi oggi non accede la libertà di poterlo fare. Penso ai dipendenti delle piccole imprese, nei settori più deboli del Mezzogiorno, che molto spesso non aderiscono perché non sono nella condizioni di poterlo fare. Quindi, una grande campagna di adesione basata sulla riapertura di un semestre di silenzio-assenso. E poi una grande campagna comunicativa e di informazione verso le persone”