PHOTO
Nel 1951 in Italia c’erano oltre tre ultra quindicenni ogni ultra sessantaquattrenne. Secondo le previsioni Istat nel 2051 – ovvero un secolo dopo – il rapporto si sarà quasi totalmente invertito; gli ultra ottantenni, che erano allora poco più di mezzo milione, diventeranno 8 milioni. In un secolo, quella forma piramidale della popolazione descritta nei libri di demografia con una larga e solida base di giovani sarà quindi un lontano ricordo.
In una società che invecchia – fatto di per sé positivo – aumenta però il numero di coloro che non sono più in età lavorativa rispetto a quelli che invece lo sono. Se nel 1951 ogni 100 persone in età lavorativa vi erano 52 inattivi, nel 2051 ve ne saranno quasi 80, con la differenza però che mentre allora tra gli inattivi prevalevano i giovani, nel 2051 prevarranno decisamente gli anziani. L’invecchiamento rischia, quindi, di divenire sempre più un costo a carico della collettività.
Le due facce della medaglia
La tendenza all’invecchiamento presenta quindi due facce contrapposte – conquista o zavorra – in cui però la seconda rischia di offuscare la prima se non si affronta seriamente il tema della sua sostenibilità. La sostenibilità economica è un fenomeno complesso che potremmo sintetizzare dicendo che, in generale, un modello è sostenibile se è capace di continuare a soddisfare nel tempo i bisogni delle persone. La capacità produttiva dovrebbe aumentare in modo tale, cioè, da consentire di coprire la spesa necessaria a sostenere i crescenti bisogni della popolazione, assistita in questo dal progresso tecnico che dovrebbe far sì che chi lavora, producendo sempre più, possa garantire di poter adeguatamente soddisfare i bisogni crescenti, propri, ma anche degli inattivi. Ad oggi il nostro paese, dal momento che la produttività da circa un quarto di secolo è sostanzialmente ferma, ha adottato la soluzione meno soddisfacente: ha ritardato l’età pensionabile ed effettuato il passaggio dal retributivo al contributivo.. Una soluzione che potrebbe anche apparire del tutto razionale ma che trascura un principio di solidarietà intergenerazionale alla base dello sviluppo di ogni comunità virtuosa.
L'aumento della produttività
Al contrario, una spinta verso l’aumento generalizzato della produttività consentirebbe al sistema di sostenere un numero crescente di anziani e, allo stesso tempo, anche di fornire loro servizi migliori con vantaggi notevoli, non solo dal punto di vista della qualità degli stssi , ma anche dei costi sostenuti per produrli.
Lo Spi è l’organizzazione sindacale dei pensionati e delle pensionate italiani, li rappresenta e ne raccoglie i bisogni. A torto si potrebbe immaginare che tali bisogni siano esclusivamente legati alle necessità di assistenza. L’allungamento della vita è anzitutto l’allungamento della vita attiva della persona anziana e ci pone davanti nuovi obiettivi, come quello di favorirla per continuare ad essere un soggetto attivo. Attivo nella società e non soltanto nell’ambito familiare.
A differenza degli altri paesi, in Italia sembrerebbero infatti prevalere in questa fase della vita le attività socialmente meno impegnative con una certa abitudine a rifuggire da ulteriori impegni lavorativi e/o sociali e, invece, con una tendenza a rinchiudersi nel nucleo familiare.
È dunque necessario costruire un nuovo modello sociale che valorizzi il contributo che può ancora utilmente dare l’anziano evitando di basarsi sul preconcetto che l’impegno lavorativo è per forza di cose un sacrificio che si deve in ogni caso evitare, e supportarlo attraverso la costruzione di nuove competenze, la fornitura di servizi e manufatti tecnologici.
Cosa si intende per invecchiamento attivo
Come Spi siamo per favorire e sostenere l’invecchiamento attivo costruendo nuovi schemi concettuali che superino la definizione ormai stantia di "anziano". Favorendo e incentivando l’attitudine della persona anziana a mettere a disposizione della società tutta il tempo ritrovato, le energie e le capacità pregresse e nuove.
Spi Cgil, partendo da queste considerazioni, ha avviato un laboratorio biennale (il progetto Sociotechlab) in sinergia con tutte gli Spi regionali e avvalendosi del contributo di un Comitato tecnico scientifico costituito a partire dalla collaborazione con la Scuola universitaria superiore S.. Anna di Pisa, con la quale è stata sottoscritta una importante convenzione.
In questa prima fase il Comitato tecnico scientifico costituito cercherà, a partire dalle previsioni demografiche, da un lato di quantificare il fenomeno dell’invecchiamento (quanti anziani e soprattutto quanti nelle classi di età più critiche) e dall’altro di qualificarne i bisogni fondamentali per comprendere come affrontarli.
Gli obiettivi dell'Oms
Ci inseriamo così, con la nostra progettualità, nel decennio dell’invecchiamento attivo che l’Oms (Organizzazione mondiale della saniità) ha avviato quest'anno, Attraverso il supporto della tecnologia, una formazione continua e l’inserimento in percorsi di aggregazione sociale si potrà dare avvio ad un percorso di riattivazione che passi attraverso l’impegno sociale. Anche i più scettici percepiranno finalmente le persone anziane non più come persone fragili incapaci di dare un contributo e, dunque, come un peso per la società, ma per quello che sono realmente, ovvero risorse per la nostra economia e la società tutta.
Stefano Casini Benvenuti è il coordinatore del Comitato tecnico scientifico del progetto Sociotechlab
Susanna Felicetti è la coordinatrice politica