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Non si conosce il documento che verrà approvato alla fine della kermesse, non si conoscono gli impegni che verranno presi, se verranno presi, non si conoscono le risorse che il governo italiano stanzierà per dare attuazione alle promesse finora mancate. O meglio si conoscono, nulla. E siamo all’assurdo che ad essere tenuti all’oscuro non sono solo i cittadini e le cittadine, le persone con disabilità e le loro famiglie, ma anche l’Osservatorio sulla disabilità istituito presso l’omonimo ministero (e ci sarebbe da discutere sull’opportunità e la necessità di un ministero dedicato, ma tant’è), non solo, i componenti dell’Osservatorio non sono nemmeno stati invitati all’appuntamento umbro. Il G7 sulla disabilità si tiene infatti ad Assisi da oggi al 16 ottobre.
A chi serve?
“Questo G7 è fatto per le persone con disabilità e con le loro famiglie o per il governo?”. Questo è l’interrogativo che si pone Valerio Serino, responsabile dell’Ufficio politiche per il lavoro ed inclusione delle persone con disabilità della Cgil e per conto della Confederazione componente l’Osservatorio. Aggiunge Serino: “Crediamo che l’appuntamento umbro sia un contenitore vuoto, sia solo propaganda, parole al vento. Non si parlerà della vita delle persone con disabilità delle loro famiglie delle problematiche concrete”.
La premessa
La ministra della disabilità Locatelli ha annunciato una vera e propria kermesse. Aprirà i battenti lunedì pomeriggio in una piazza di Assisi, le delegazioni dei paesi ospiti saranno ricevute da tre band inclusive – non è ben chiaro cosa questo voglia dire, ma fa niente – e stand del terzo settore. Poi si passerà ad un annullo filatelico per celebrare l’appuntamento. Il secondo giorno, finalmente, riuniti nel castello di Solfagnano si terranno 6 panel preparatori del documento conclusivo che sempre nel castello dovrà essere firmato alla fine della tre giorni: “Accessibilità universale e prevenzione e gestione delle emergenze; Vita indipendente e inclusione lavorativa; Il diritto di tutti alla piena partecipazione alla vita civile, sociale e politica; Intelligenza Artificiale; Sport e servizi per tutti”.
Tutto in gran segreto
“Peccato – commenta Serino – che non solo l’Osservatorio non è stato nemmeno invitato ai lavori, ma non sappiamo neanche quale sarà la base di discussione dei 6 panel, ne abbiamo avuto la bozza del documento che si firmerà”. Ci domandiamo come mai tanta segretezza. Da un lato, probabilmente, dipende dalla modalità operativa dell’esecutivo di destra: non coinvolgere mai le parti sociali, al più gli si forniscono documenti già approvati e inemendabili. Dall’altro, probabilmente, tanta segretezza serve ad evitare che appaia la pochezza di quanto fatto dal governo sulle politiche della disabilità.
Promesse non mantenute
Nel programma elettorale dei partiti di destra e di centro vi era un intero capitolo sulla disabilità e si preannunciava una vera e propria rivoluzione. Quasi nulla è stato fatto. E quel poco è specchietto per le allodole. Il 14 maggio scorso è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’ultimo decreto attuativo della Legge Delega sulla disabilità, il Decreto legislativo 3 maggio 2024, n. 62: “Definizione della condizione di disabilità, della valutazione di base, di accomodamento ragionevole, della valutazione multidimensionale per l’elaborazione e attuazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato”.
Il Decreto definisce il suo ambito d’azione, che include la nuova definizione della disabilità, la revisione e semplificazione delle normative correlate, gli accomodamenti ragionevoli, il processo di accertamento della disabilità e la valutazione multidimensionale per la realizzazione di un progetto di vita personalizzato. Sembra bello, ma è vero?
Belle parole, zero fatti
La ministra Locatelli punta tutto su questo decreto, ma i fatti sono pochi. Spiega Serino: “Al momento si sta discutendo solo sui nuovi criteri di accertamento dell’invalidità, da lì a dire che è un cambio epocale per la persona con disabilità ce ne passa. Affermano che non ci saranno più le visite di revisione, bene ma con quali modalità si procederà visto che non tutte le disabilità sono per sempre, non è dato sapere”.
Vita autonoma, una chimera
La parte del decreto che potrebbe essere più innovativa è invece messa da parte, forse perché per realizzarla occorrerebbe cambiare paradigma e passare dai contributi economici (pochi e non per tutte e tutti) ai servizi, dal privato al pubblico. Aggiunge il dirigente sindacale: “Sul progetto di vita personalizzato della persona disabile non si parla proprio. È scritto nel decreto, ma ad oggi non ne sappiamo niente, tutt’al più possiamo dire che si dovrebbe basare su servizi territoriali che non ci sono e che per quel poco che esistono hanno disparità evidenti da territorio a territorio. Per di più l’autonomia differenziata non farà altro che peggiorare la situazione”.
Vita autonoma, diritto al lavoro
Da noi esiste da tempo una “buona legge” per l’ingresso al lavoro delle persone con disabilità. Peccato sia inattuata. Soprattutto perché è fondata sui centri per l’impiego che però non esistono o quasi. Non solo, né la ministra Locatelli né la ministra Calderone ne parlano mai, figurarsi agire. “L’ultima relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 68 redatta dall’Inapp ci dice che gli iscritti all’elenco del collocamento mirato obbligatorio sono 794.937 nel 2020 e 774.507 nel 2021”.
Il numero di persone con disabilità che vorrebbe lavorare rimane costante negli anni perché nulla si fa per facilitare il loro ingresso nel mondo del lavoro. Afferma infatti il responsabile dell’Ufficio politiche per il lavoro ed inclusione delle persone con disabilità della Cgil: “La legge 68/99 è una buona legge, ma le buone leggi hanno bisogno soprattutto di adeguate risorse. Necessitiamo di risorse economiche e umane sui centri per l’impiego che sono il punto nevralgico dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità”.
Ciò che non si fa
Diritto alla mobilità? Diritto all’accessibilità agli edifici pubblici? La legge per l’abbattimento delle barriere architettoniche è buona e giusta, peccato che i comuni non abbiano le risorse per finanziare gli interventi e che con l’abolizione del super bonus è stato eliminato anche l’anticipo in fattura per l’abbattimento delle barriere in ambito domestico. Aggiunge Serino: “Il problema delle accessibilità non è stato mai risolto. Dal trasporto pubblico alle scuole, nonché gli edifici pubblici e privati. Le strade delle nostre città sono, nella maggior parte dei casi, inaccessibili”.
Servono risorse, arrivano tagli
Altro che le minacce del ministro Giorgetti, nell’assoluto silenzio della ministra Locatelli i tagli ai fondi per le persone con disabilità sono già stati fatti e sono già previsti per il 2025. È stato istituito in pompa magna il “Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità”, a quanto ammonta? 552 milioni per il 2024. Poco davvero, tanto più che li dentro sono confluiti: Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità, il Fondo per l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione degli alunni con disabilità, il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare e il Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia la cui somma superava la disponibilità del Fondo unico. Non solo, nella legge di bilancio 2024 è scritto che lo stanziamento per il 2025 sarà più che dimezzato arrivando alla magnifica cifra di 231 milioni!
Vuota propaganda
È facile capire quanto band, stand e “parate” di eminenti personalità servano a gettare fumo negli occhi e a nascondere il vuoto delle politiche e delle risorse. Conclude amaro Valerio Serino: “C’è troppa enfasi, su questo evento, si parlerà di grandi temi, ma credo saranno solo parole al vento. Mentre si riunisce il G7 molte persone con disabilità e le loro famiglie hanno problemi seri, reali, concreti. Ricordiamoci che la disabilità è uno dei maggiori fattori che può contribuire ad uno stato di povertà”.