“Che intervenire sulle pensioni, sulla loro rivalutazione, sia una delle priorità per sostenere i redditi e quindi i consumi in questo Paese ce lo dicono i numeri. In Puglia l’assegno previdenziale medio è di 859 euro lordi, in Italia per il 73 per cento dei casi è sotto i 1.000 euro. Ma nello stesso tempo serve investire su nuova occupazione, per permettere ai giovani di costruirsi una posizione previdenziale che non li costringa in futuro a pensioni da fame o nessuna pensione”. È quanto afferma Pino Gesmundo, segretario generale Cgil Puglia, commentando alcuni dei dati emersi nel corso di un seminario che la confederazione ha tenuto assieme al patronato Inca, sul tema del valore e della qualità della tutela individuale per una pensione giusta.
“In Puglia, gli assegni pensionistici di vecchiaia sono 468.000, con un importo medio di 1.027 euro – dettaglia il dirigente sindacale –. A questi si sommano 91.000 pensioni di invalidità, con assegno medio di 670 euro, e 215.000 pensioni di reversibilità, con un dato medio di 774 euro, tutte cifre al lordo. Per rendere meglio l’idea di come è possibile vivere con tali importi, va ricordato che la soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti è di 1.085 euro, e di 650 euro per chi vive solo. Quindi parliamo di persone che con difficoltà arrivano alla fine del mese, che spesso non sono in grado di affrontare imprevisti, che rinunciano a cure mediche onerose. E che, lo sappiamo, spesso fungono anche da ammortizzatore sociale familiare, aiutando magari quei figli che non trovano lavoro o se ce l’hanno è povero e precario”.
“Una condizione di diffusa povertà – sottolinea Salvatore Arnesano, coordinatore Inca Puglia –, certificata dalle 177.000 domande presentate nella Regione per l’accesso al reddito di cittadinanza e alla pensione di cittadinanza. Ma ancor più incredibile è il dato medio delle pensioni liquidate in Puglia con il sistema puramente contributivo, che ammonta a 248 euro. Tutto ciò mentre la disoccupazione giovanile rimane su livelli altissimi, quasi al 50 per cento, aumentano le crisi aziendali, che trascinano verso l’alto le ore di cassa integrazione. Se si procede in tal modo, non è pensabile aver accesso a pensioni dignitose nel futuro. Chi continua a indicare i pensionati e le pensioni come zavorra dei conti pubblici afferma un'enorme falsità, perché quelle pensioni sono il frutto di anni di contribuzione e andrebbero tenute fuori dalle riflessioni sulla spesa per la protezione sociale nel Paese”.
“Le misure previste nella legge di Stabilità non sono affatto sufficienti, non sanano la ferita della legge Fornero, a cui non ha certo posto rimedio Quota 100 – ricorda ancora Gesmundo –, misura però che va difesa e semmai corretta, lì dove discrimina alcuni soggetti. Così come offensiva è la rivalutazione delle pensioni proposta dal governo, alcuni dei motivi per cui i sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil terranno il 16 novembre prossimo una manifestazione a Roma e stanno organizzando attivi unitari in tutto il territorio regionale, oggi anche qui in Puglia. E poi per i giovani che vivono condizioni di lavoro precarie e intermittenti va predisposta una pensione di garanzia, che non può gravare sulle loro tasche, come immaginato in alcune proposte dall’Inps. Stiamo parlando di fasce deboli della popolazione, su cui non è lecito fare propaganda politica e che bisogna invece sostenere con interventi concreti”.