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Hanno votato nelle commissioni Finanze e Bilancio, ma la responsabilità della discriminazione è tutta del governo che ha presentato l’emendamento discriminatorio. Con la tredicesima arriveranno 100 euro nelle buste paga di lavoratori con un reddito annuo non superiore ai 28bmila euro.
Bene si dirà, mica tanto, innanzitutto perché continuare con le una tantum senza pensare a politiche strutturali per sostenere i redditi bassi non va bene. Lo ricorda Daniela Barbaresi, segretaria nazionale della Cgil: “Ribadiamo in primis la netta e più volte sottolineata contrarietà alla politica dei bonus, mance distribuite qua e là a meri fini clientelari ed elettoralistici che non consentono in alcun modo alle lavoratrici e ai lavoratori di programmare il proprio futuro”, sostiene la dirigente sindacale.
“Si tratta di somme che ben potrebbero essere destinate a strumenti strutturali che consentirebbero di poter far conto su queste erogazioni anche per gli anni a venire”.
Ma non finisce qui. Ancora una volta Meloni e i suoi ministri, per limitare la platea a cui elargire il dono hanno fissato paletti su paletti. Ma c’è di più. Anche in questo caso non hanno perso l’occasione per ribadire quale modello di famiglia e di società vogliono imporre. Dimenticando che la Costituzione italiana è improntata all’inclusione e alla solidarietà. E dimenticando che le donne italiane sono cittadine esattamente come gli uomini e assegnare il bonus solo alle coppie regolarmente sposate con figli e dove lavora uno solo, cioè il maschio, proprio non va.
È sempre Barbaresi, infatti, a dire: “L’impianto del cosiddetto 'bonus Natale' è discriminatorio. Lo confermano l’annunciato passaggio finale in commissione e le dichiarazioni inequivocabili del viceministro all’Economia. Il Parlamento modifichi questa misura”.
Le donne italiane e le famiglie italiane sono assai diverse da quelle che Meloni vuole imporre: “La conferma dell’esclusione delle famiglie di fatto e/o senza figli – aggiunge la segretaria - è un modo per ribadire l’estromissione di qualunque modello familiare non corrispondente a quello che ha in mente il governo come unico possibile e una sorta di tassa sul celibato all’incontrario che evidentemente suscita notevole fascinazione sugli esponenti dell’attuale esecutivo, stante la provenienza ideologica di questo genere di misure dal loro Pantheon di riferimento”.
Non solo, ciò che appare davvero incomprensibile – o forse no - è che proprio i cittadini e le cittadine che più avrebbero bisogno di sostegno sono escluse dalla misura: “La modalità di erogazione di dette somme - prosegue - esclude ancora una volta il lavoro non dipendente e soprattutto le persone incapienti che più di qualunque altra categoria avrebbero necessità e diritto a erogazioni aggiuntive”.
C’è ancora tempo, prima che il provvedimento divenga norma occorre l’approvazione del Parlamento e allora Barbaresi conclude chiedendo “che prima dell’approvazione in aula venga totalmente ripensata la misura e vengano meno le discriminazioni segnalate”.