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“Abbiamo sempre valutato positivamente l'introduzione di una misura che rispettasse i criteri di unicità e universalità, tarata sul minore e sulle sue esigenze e non più sulla condizione occupazionale della famiglia di appartenenza. Ravvisiamo però delle criticità e riteniamo sia indispensabile un monitoraggio costante, soprattutto nel primo anno di attuazione dell’Assegno, che coinvolga le parti sociali”. Così la Cgil nazionale nel corso dell’audizione presso la XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati sullo Schema di decreto legislativo recante Istituzione dell'Assegno Unico e Universale per i figli a carico, tenutasi nel primo pomeriggio.
“Da subito – si legge nella memoria consegnata alla Commissione – abbiamo chiesto al Governo e al Parlamento la massima attenzione nella stesura dei provvedimenti attuativi per assicurare che nel passaggio dalle enunciazioni di principio alle norme giuridiche si desse realmente attuazione ai principi di universalità, equità e certezza della misura. Così come, pur salutando con estremo favore l'allargamento della misura di sostegno ai figli a chi prima ne era escluso, abbiamo sempre raccomandato la salvaguardia dei diritti acquisiti e dei livelli di erogazione per chi, fino all'entrata in vigore della nuova normativa, ha beneficiato delle precedenti misure, in particolar modo per i nuclei familiari con Isee inferiore ai 25 mila euro, affinché non subiscano penalizzazioni rispetto al passato. Per questo – spiega la Cgil – riterremmo opportuno che la salvaguardia prevista come maggiorazione dallo schema del dlgs operasse al 100% anche oltre il primo anno e che durante i primi mesi di attuazione del nuovo assegno sia ancor più attento il monitoraggio".
Per la Confederazione “l’individuazione dell’Isee come strumento per graduare la misura e le maggiorazioni consente di coniugare il principio di universalità con l’opportuna progressività. Ci parrebbe opportuno che fosse prevista la presentazione obbligatoria dell'Isee per l'accesso al beneficio, eliminando la previsione che consente di accedere alla quota base anche senza la sua presentazione”.
“Fin da principio abbiamo ritenuto che l’introduzione dell’Assegno Unico e Universale dovesse essere valutato anche in relazione alla più complessiva riforma fiscale al fine di evitare squilibri complessivi. Questo, però – si sottolinea – non può significare che siano tollerabili perdite nel caso in cui vengano compensate da incrementi di reddito netto derivanti dall’intervento sull'Irpef previsto in Legge Bilancio. Incrementi che peraltro, nelle fasce di reddito in cui maggiormente si addensano lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, sono molto scarsi, rendendo ancor più inammissibili eventuali perdite derivanti dall'introduzione del nuovo assegno”.
La Cgil ha poi specificato i principali punti di criticità dello schema di decreto legislativo. Innanzitutto, “l’individuazione dei beneficiari, stando ad un esame letterale del testo, parrebbe lasciar fuori i lavoratori stranieri titolari di permesso per lavoro autonomo, i titolari di protezione internazionale e speciale e altre categorie. Sollecitiamo una riformulazione che soddisfi criteri di maggiore inclusione”.
“Non condividiamo inoltre, per profili di iniquità, la previsione che riduce il vantaggio derivante dal nuovo sistema proprio nei confronti dei percettori di Reddito di Cittadinanza e quindi di chi si trova in condizioni di maggiore fragilità economico-sociale, e riteniamo debba essere quantomeno evitato di sottoporre l’assegno ai medesimi vincoli imposti per la fruizione del Reddito attraverso l'uso della carta RdC”.
Inoltre la Confederazione segnala ancora una volta “il prevedibile aggravio di lavoro su Caf e Patronati, che ci induce a richiedere, come avvenuto in occasione dell’Assegno temporaneo, risorse aggiuntive per le due strutture interessate”. “Grande preoccupazione” vi è poi rispetto al passaggio della modalità erogativa da accredito in busta paga a erogazione diretta da parte di Inps, “sia per la possibile mancata o puntuale erogazione dell'assegno sia per la gestione delle eventuali problematiche”.
Per tutti questi motivi, si legge infine nella memoria, “riteniamo altamente auspicabile l'allungamento del periodo di tempo, attualmente previsto fino al 30 giugno, entro il quale le domande retroagiscono alla data del 1° marzo, e – ribadisce in conclusione la Cgil – sarà della massima importanza che il dialogo con le parti sociali rimanga aperto per tutto il periodo di rodaggio della riforma al fine di valutare le principali criticità e considerare i corrispondenti correttivi”.