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Elisa è una lavoratrice dei beni culturali. È la classica giovane che dopo il suo bel percorso di studi, una laurea in storia dell’arte, cinque anni fa si è affacciata al mondo del lavoro. E da allora non ha mai trovato un vero lavoro: ha fatto l’operatrice didattica, la bibliotecaria, l’archivista, la guida turistica. A tratti ha avuto più impieghi in parallelo. Ma sempre senza contratto, a collaborazione occasionale, senza tutele, senza diritti e senza potersi costruire una pensione.
“Quando hai 25 anni alla pensione non ci pensi, ma a 31 magari cominci a farlo – ci racconta –, perché prima o poi anche se sei precaria, se fai lavori saltuari, in pensione ci vorrai andare, no?”. Solo un paio di volte Elisa ha avuto un contratto a tempo determinato con tutti i crismi, i contributi, la malattia, le ferie, il tfr e anche la disoccupazione, una volta finito. Da un anno non lavora, la pandemia ha lasciato a casa tutte le persone come lei, con le sue specializzazioni, e ha tirato avanti grazie a una borsa di studio.