Sono settimane che prosegue l’opera di disinformazione da un lato, e di propaganda dall’altro, messa in atto dal ministro dell’Amministrazione pubblica Zangrillo e dal direttore dell’Aran Naddeo che cercano di scaricare su Cgil e Uil la mancata firma sul rinnovo contrattuale del settore della sanità. La responsabilità invece è del Governo, che in legge di bilancio non ha appostato le risorse necessarie per un rinnovo degno di questo nome, con aumenti tabellari in linea con l’inflazione. Meloni e i suoi ministri mandano un messaggio chiaro a chi ha già carichi di lavoro insostenibili: se si vuole guadagnare di più, si deve lavorare di più. Ne parliamo con Michele Vannini, segretario nazionale della Fp Cgil.

Michele Vannini Fp Cgil

Questa mattina il ministro Zangrillo in Tv ha detto che la scelta della Cgil della Uil di non firmare il rinnovo del Ccnl sanità è un’azione “scellerata”. Cosa rispondi?

In realtà l’azione scellerata è quella del Governo, visto che ha messo a disposizione per i rinnovi contrattuali risorse che sono il 10% in meno di quello che l’inflazione ha sottratto alle tasche dei lavoratori e delle lavoratrici negli ultimi due anni. È quindi un’accusa che respingiamo al mittente: al governo diciamo di smetterla di fare propaganda e aprire una fase nuova, per arrivare finalmente a dei contratti giusti che consentano alle persone di lavorare meglio al servizio dei cittadini e delle cittadine.

Sempre il ministro Zangrillo ha affermato che se si fosse firmato il rinnovo gli operatori e operatrici della sanità avrebbero avuto consistenti aumenti, fino a 500 euro al mese, e per colpa dei sindacati non sarà così...

O il ministro è informato male o fornisce informazioni quanto meno incomplete, per usare un eufemismo. Gli incrementi medi vanno dai 135 ai 150 euro lordi per l’area che ha gli inquadramenti più ricchi. I 500 euro – sempre lordi - sono riferiti solo al personale di pronto soccorso che, per dichiarazione del presidente dell’Aran Naddeo, sono 23mila persone pari a meno del 4% del personale. Per il restante 96% i 500 euro sono assolutamente un miraggio.

Almeno su questo abbiamo fatto chiarezza: esistono gli infermieri e le infermiere dei pronto soccorso e poi esistono tutte e tutti gli altri. Per loro quali sarebbero stati gli incrementi economici?

Gli infermieri e tutto il resto del personale che sta fuori dai pronto soccorso, lo ripeto, è poco più del 96%. Per loro, se prendiamo l’area dei professionisti, area dove c’è il numero maggiore di dipendenti ed è anche quella più alta nel sistema di inquadramento, sommando le voci che vanno in maniera fissa e ricorrente sul tabellare, quindi non solo l’incremento netto ma anche le indennità, arriviamo a 163 euro lordi al mese per gli infermieri. Per l’altro personale, i tecnici o gli amministrativi che non hanno indennità professionali dedicate, siamo a 135. Se invece parliamo di operatori socio sanitari siamo a 120 euro – sempre lordi –, mentre per un operatore amministrativo che fa appalti e gare siamo a 127 euro. Il tutto, è bene ricordarlo, a fronte del fatto che il governo ha deciso di erogare l’indennità di vacanza contrattuale maggiorata di 6,7 volte il valore dell’indennità stessa: questo ha prodotto il fatto che di quegli incrementi lordi più del 50% sono già nelle tasche di lavoratori e lavoratrici, quindi quei 150 euro lordi in busta paga sarebbero diventati la metà. Ricordare questo è importante, perché la sottoscrizione del contratto con questi importi determinerebbe poi che a fine mese arriverebbero davvero poche decine di euro.

Il contratto è fatto della parte salariale e della parte normativa, di cui Zangrillo non parla mai. Cosa non va nella proposta del governo?

Quello che non va, principalmente, è il fatto che la proposta è chiara rispetto all’obiettivo dell’esecutivo di far lavorare molto di più i lavoratori e le lavoratrici per avere degli incrementi salariali decenti. Infatti, se da un lato si mettono poche risorse – come abbiamo visto – sugli incrementi salariali tabellari, ci sono invece investimenti per la detassazione degli straordinari, solo per gli infermieri e questa è oggettivamente una discriminazione, e finanziamenti per le prestazioni orarie aggiuntive che altro non sono che ore di straordinario pagate di più. Fra l’altro le prestazioni orarie aggiuntive nascono, dal punto di vista normativo, per smaltire le liste di attesa mentre nel testo del rinnovo del Ccnl prodotto dall’Aran si liberalizzava questa pratica, dicendo che si poteva utilizzare per qualunque esigenza e quindi per tutto. Ciò produce un effetto molto chiaro: il messaggio che il Governo manda ai lavoratori e alle lavoratrici è che se si vuole guadagnare di più si deve lavorare di più. Mentre quello che lavoratrici e lavoratori ci stanno dicendo è che vogliono guadagnare il giusto per poter lavorare bene e non avere aumenti di orario di lavoro che si sommano a riposi saltati, ferie non godute con carichi davvero drammatici.

Infine, sempre Zangrillo nulla dice rispetto alla fuga dal pubblico degli operatori sanitari?

Il ministro non dice niente rispetto all’esodo massiccio che continua delle lavoratrici e dei lavoratori dal comparto della sanità, per andare a fare altri lavori o per andare a lavorare nel privato. Non dice nulla, perché in realtà le politiche che il governo sta mettendo in campo nulla hanno da dire rispetto a questo problema. Lo stesso ministro della salute Schillaci poche ore prima dell’emanazione della prima bozza della legge di bilancio, annunciava in pompa magna uno straordinario piano per decine di migliaia di assunzioni di professionisti sanitari e medici, salvo essere smentito due giorni dopo dal governo di cui è parte fino a dover ammettere che di quel piano di assunzioni non c’è traccia. È evidente che, a fronte di basse retribuzioni, carichi di lavoro insostenibili e il messaggio che se si vuole guadagnare il giusto si deve lavorare molto di più entrando in una logica di cottimo, le persone continuano ad andare via. Questa è una responsabilità molto precisa del Governo, nonostante quel che dice il ministro Zangrillo.