PHOTO
Wärtsilä non cede. Nel tavolo al Mise con vertici delle istituzioni e sindacati, l’azienda finlandese ha confermato il piano industriale di luglio, e le conseguenti procedure di licenziamento collettivo e dismissione che colpiscono duramente lo stabilimento triestino di Bagnoli della Rosandra: qui la chiusura della linea produttiva di motori navali porterà a 451 esuberi (su 970 addetti complessivi).
Immediata la reazione dei sindacati, con Fim, Fiom e Uilm che Fim Fiom Uilm che proclamano un ulteriore pacchetto di almeno 8 ore di sciopero da effettuarsi in tutti i siti secondo le modalità definite dalle Rsu.
Oggi il ceo Hakan Agnevall ha confermato di proseguire in quello che governo, Regione e sindacati giudicano come un piano “irragionevole e inaccettabile”. Agnevall ha ribadito che il 12 settembre sarà presentato il piano di reindustrializzazione e che l'azienda seguirà i tempi previsti dalle norme.
Immediata la reazione della Fiom Cgil, che giudica "irricevibile la posizione di Wärtsilä”. In una nota congiunta, Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil e Luca Trevisan, segretario nazionale Fiom-Cgil, ricostruiscono la fumata nera odierna: l’azienda – spiegano – “ha respinto la richiesta presentata dal governo e dalle organizzazioni sindacali per il ritiro della procedura di licenziamento. Si tratta di un comportamento offensivo della multinazionale finlandese nei confronti dei lavoratori della Wärtsilä, un vero e proprio atto di ostilità verso il sindacato e lo stesso governo italiano".
Prosegue la Fiom: “Occorre continuare a respingere la decisione della multinazionale finlandese di dismettere la produzione di motori e di licenziare oltre 700 lavoratori diretti e dell'indotto, e allo stesso tempo è necessario intensificare la lotta e la mobilitazione dei lavoratori".
"Oggi – sottolineano De Palma e Trevisan - abbiamo apprezzato la convergenza con il governo, la stessa presenza dei ministri Giorgetti e Orlando, nel sostenere le richieste del sindacato per salvaguardare il patrimonio industriale e professionale rappresentato dai lavoratori della Wärtsilä. Una posizione che va tradotta in atti concreti, utilizzando tutte le leve di cui il governo dispone.
“In questo senso - conclude la Fiom - chiediamo al governo di cambiare la legge sulle delocalizzazioni, e di individuare le indispensabili soluzioni atte a garantire, con o senza la multinazionale, la vocazione industriale del sito, la continuità della produzione e la salvaguardia dell'occupazione".
Duro anche il comunicato unitario di Fim, Fiom e Uilm: Si tratta di una delocalizzazione a tradimento con 451 licenziamenti che si configura sempre più come decisione scellerata, politica e non industriale. Wartsila ancora una volta gira le spalle, non solo al governo Italiano, ma a tutto il paese".