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Annullati i 451 licenziamenti di Wärtsilä a Trieste. Il giudice del lavoro del Tribunale cittadino ha accolto il ricorso presentato da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, condannando la multinazionale finlandese per non aver adempiuto agli obblighi d’informazione preventiva in relazione alle dinamiche economiche e produttive suscettibili di determinare ricadute occupazionali sul sito di Bagnoli della Rosandra.
Il giudice, inoltre, ha disposto un risarcimento a Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil di complessivi 150 mila euro (50 mila a ciascuna delle tre sigle) per danno d’immagine, oltre al pagamento delle spese legali e all’obbligo di pubblicazione del decreto su alcuni quotidiani nazionali.
“Esprimiamo grande soddisfazione per la condanna per attività antisindacale inflitta alla multinazionale”, commentano il segretario nazionale Fiom Cgil Luca Trevisan e il segretario generale Fiom Cgil Trieste Marco Relli: “Una sentenza esemplare che condanna Wärtsilä per non aver adempiuto agli obblighi d'informazione previsti dal ccnl e dagli accordi aziendali. Il Tribunale ha disposto anche la revoca della procedura di licenziamento collettivo e il risarcimento per danno alla reputazione”.
Il 14 luglio scorso l’azienda aveva annunciato 451 esuberi (su 970 dipendenti) nell’impianto triestino, con la conseguente chiusura della linea produttiva di motori navali, decisione confermata nelle seguenti riunioni al ministero dello Sviluppo economico. Il 19 agosto i sindacati metalmeccanici avevano depositato presso il Tribunale di Trieste il ricorso (ex articolo 28), confermando “la determinazione – spiegava la Fiom Cgil – di contrastare, anche per via legale, la scelta scellerata della multinazionale di dismettere la produzione di motori e avviare il licenziamento di quasi 800 lavoratori diretti e degli appalti”.
“Un risultato straordinario per le lavoratrici e i lavoratori di Wärtsilä, diretti e degli appalti, impegnati da oltre due mesi, con la lotta e la mobilitazione, a contrastare lo scempio che la multinazionale intendeva mettere in atto nei confronti di tutta la comunità triestina”, proseguono Trevisan e Relli, rimarcando che i metalmeccanici Cgil continueranno “a battersi per individuare le opportune soluzioni industriali atte a garantire la continuità delle produzioni di motori e la salvaguardia dell'occupazione”.
In questo senso, aggiungono i due esponenti sindacali, la Fiom “resta impegnata a incalzare, insieme a Fim, Uilm e alla Rsu, il futuro governo, e a contrastare qualsiasi ipotesi di dismissione produttiva dello stabilimento”. In conclusione, Trevisan e Relli rilevano che “la condanna comminata dal Tribunale di Trieste a Wärtsilä è importante anche perché contribuisce a rafforzare il sindacato e i lavoratori nel contrasto alle delocalizzazioni e nella difesa del patrimonio industriale e professionale del Paese”.
E proprio su questa necessità, va segnalata anche la modifica della legge sulle delocalizzazioni decisa venerdì 16 settembre dal governo. “Aver allungato i tempi della procedura da 30 a 120 giorni – commentavano Fiom, Fim e Uilm – allontana i licenziamenti e consente al sindacato e alle Rsu di ricercare le migliori soluzioni volte a garantire la continuità produttiva e occupazionale dello stabilimento triestino e dell'intero gruppo in Italia”.