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Un piano “irricevibile”. È netta la posizione dei sindacati sul cosiddetto “piano di mitigazione” inviato dalla multinazionale finlandese Wärtsilä riguardo i 451 esuberi annunciati il 14 luglio scorso nello stabilimento di Bagnoli della Rosandra (Trieste), con la conseguente chiusura della linea produttiva di motori navali, che verrà trasferita in Finlandia.
“Non siamo disponibili a discutere con la multinazionale sotto il ricatto del licenziamento di circa 700 di lavoratori e lavoratrici, diretti e dell'indotto”, spiega il segretario nazionale Fiom Cgil Luca Trevisan, continuando a “chiedere il ritiro della procedura come condizione per avviare un eventuale confronto. In questo senso, per annullare i licenziamenti e far condannare Wärtsilä per condotta antisindacale, daremo battaglia il 14 settembre prossimo anche in Tribunale a Trieste”.
La multinazionale non ha fatto alcun passo indietro: i licenziamenti, dunque, scatteranno tra un mese. Il piano di mitigazione (presentato a sindacati, Confindustria, ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro, Anpal e Regione Friuli Venezia Giulia) prevede un anno di cassa integrazione finalizzata alla realizzazione delle ultime commesse, l’accompagnamento alla pensione per circa 50 addetti, l’individuazione di un advisor per la reindustrializzazione dell'area, percorsi di riqualificazione ed eventuale ricollocazione in altri impianti Wärtsilä.
“Al governo poniamo due questioni”, conclude il segretario nazionale Fiom Cgil Luca Trevisan: “Di essere conseguente con gli impegni presi al ministero dello Sviluppo economico, modificando con effetto retroattivo la legge di contrasto alle delocalizzazioni. E di avviare subito interlocuzioni con aziende e gruppi, a partire da quelli pubblici, per garantire, con o senza Wärtsilä, la continuità produttiva e occupazionale del sito di Trieste”.