Il 25 ottobre scorso si è tenuta presso il Teatro Sociale di Villa Bartolomea l’Assemblea generale della Fiom Cgil di Verona. I lavori sono iniziati con la relazione introduttiva di Martino Braccioforte, segretario generale Fiom Cgil Verona, che ha parlato della situazione economico sindacale nazionale e provinciale, soprattutto in relazione allo stato della trattativa relativa al contratto nazionale metalmeccanico Federmeccanica/Assistal e alla presentazione del contratto nazionale relativo a Unionmeccanica/Confapi.
Il giusto salario: una breve storia
Dopo il segretario generale è stato il momento dei due interventi seminariali della giornata relativi al salario. Il primo a prendere la parola è stato il prof. Andrea Caracausi, Direttore del Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell'Antichità e Professore Ordinario di Storia Economica presso l'Università degli Studi di Padova con la sua breve lectio magistralis dal titolo “Il giusto salario: una breve storia”. Il concetto di “salario giusto” ha radici profonde che hanno attraversato otto secoli di storia e hanno interessato pensatori come Tommaso d’Aquino nel Duecento, giuristi come Lanfranco Zacchia nel Seicento, la dottrina sociale della Chiesa nell’Ottocento e i padri costituenti che hanno inserito l’articolo 36 nella nostra Costituzione a metà del Novecento fino ad arrivare alla teorizzazione di un salario minimo legale come praticato oggi in molti Paesi europei.
I salari metalmeccanici crescono molto più lentamente degli utili delle aziende
A seguire Matteo Gaddi del Centro Studi Fiom ha presentato i risultati della ricerca sullo stato dei “Salari e profitti nella metalmeccanica veronese” in cui sono stati messi in evidenza alcuni aspetti specifici delle realtà metalmeccaniche venete e veronesi: le imprese metalmeccaniche venete nel 2023 hanno realizzato 3,831 miliardi di euro di utili netti, si tratta di un risultato enorme, che segna una crescita di quasi l’80% rispetto al 2019 (anno pre-Covid); anche le imprese metalmeccaniche veronesi sono andate molto bene dal punto di vista dei profitti: nel 2023 hanno registrato quasi 607 milioni di utili netti. Al contrario i salari hanno visto una crescita molto più moderata: a livello regionale i costi del personale sono aumentati complessivamente del 20% circa, mentre a Verona di meno del 18%. Il Valore Aggiunto prodotto, grazie al lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori veneti e veronesi è stato così sempre più assorbito dai profitti, piuttosto che dai salari che, invece, non sono cresciuti.