Su tutti i settori della conoscenza da un lato si fa cassa e dall’altro si produce un vero e proprio arretramento economico. Parte da qui la segretaria generale della Flc Cgil, Gianna Fracassi, per spiegare i motivi che hanno portato il sindacato a proclamare uno sciopero per l‘intera giornata di domani (31 ottobre) dei lavoratori e della lavoratrici di scuola, università, ricerca, accademie, conservatori e istituti privati Aninsei. “In tutti questi settore - aggiunge - i salari sono bassi, inadeguati. E non solo rispetto all’Europa, ma anche rispetto al resto della pubblica amministrazione italiana”.

E gli stanziamenti in legge di bilancio non sembrano fare nulla in proposito: si prevedono aumenti del 5,78%

Esatto. Non viene riconosciuta l’erosione del potere d’acquisto dei salari determinata dal triennio di inflazione 2022-24 che è stata del 18% circa. Tutto ciò, al di là delle tante parole spese, vuol dire una cosa sola: non si riconosce il valore sociale di questo settore.

E poi c’è la precarietà, anche questa una piaga che affligge tutti i comparti della conoscenza.

GIANNA FRACASSI SEGRETARIA GENERALE FLC CGIL
GIANNA FRACASSI SEGRETARIA GENERALE FLC CGIL
GIANNA FRACASSI SEGRETARIA GENERALE FLC CGIL (IMAGOECONOMICA)

Si parla spesso, giustamente, del numero devastante di precari nella scuola che è arrivato a quota 250.000, nonostante tutti i tentativi del ministro di addolcire la pillola giocando con i numeri. Tuttavia registriamo numeri elevati anche nella ricerca e nell'università. Stiamo parlando di figure importanti, di ricercatori, di personale precario che svolge attività di docenza e di ricerca nelle università. L’obiettivo chiaro è la precarizzazione di questi comparti. Il che vuol dire, da un lato, non riconoscerne il valore, ma poi c’è anche un’idea di fondo molto pericolosa: e cioè privatizzare un pezzo di questi stessi settori.

A me pare che ci sia un altro elemento nell’azione del governo: la deriva autoritaria, verticistica che si traduce anche nell’intervenire pesantemente nelle materia contrattuali, soprattutto nella scuola ma non solo.

Anche in questo caso l’obiettivo è evidente: il tentativo è di quello di “schiacciare” questi settori perché sono liberi e la loro libertà - di insegnamento, di ricerca - è garantita dalla Costituzione. L’intento è dunque quello di eliminare qualunque dissenso. Questo accade non solo nella scuola, perché solo così si può interpretare il commissariamento di alcuni enti di ricerca, oppure l’imposizione di soggetti non perché adeguati dal punto di vista scientifico, ma in quanto appartenenti all’area politica del governo. Rispetto poi alla libertà degli studenti, credo non ci sia bisogno di commentare ciò che accade e accadrà a seguito del ddl sicurezza.

Qual è l’umore di lavoratrici e lavoratori che registrate, anche rispetto allo sciopero?

Quando mi hai chiamato avevo appena terminato un'assemblea all’Indire in cui un ricercatore ha raccontato il suo senso di isolamento sociale, la difficoltà in questa situazione di trovare punti di riferimento in cui potersi riconoscere dal punto di vista ideale. Ecco, io credo che il sindacato stia svolgendo proprio questo ruolo, che non è un ruolo partitico ma politico, perché in questo contesto difficile, da un lato c’è sicuramente un po’ di rassegnazione. Ma dall'altro la consapevolezza di subire un’ingiustizia da parte delle persone. E allora è molto importante ricostruire un’iniziativa collettiva e ricostruirla in modo diffuso – ricordo che abbiamo organizzato iniziative in 40 piazze in tutto il Pese –  per dire no a un disegno che rischia di relegare i settori della conoscenza in un limbo per i prossimi 7 anni. Perché questo bisogna sottolineare: qui non si tratta “solo” della legge di bilancio del 2025, ma di uno schema di austerità per i prossimi sette anni. Lo abbiamo detto e ridetto durante le assemblee. E dunque, se non lo accettiamo, dobbiamo alzare la testa e dire di no.

Di qui lo sciopero…

Sì, ma per noi lo sciopero di domani non è la fine ma l’inizio della mobilitazione. Abbiamo programmato tante iniziative per i prossimi mesi. Sui settori della conoscenza occorre fare un lavoro di lunga durata.

D'altro canto anche se si guarda al passato non va meglio. Sono anni che si taglia o comunque non si investe in questi settori.

Un governo di destra sa fare solo questo: sembra di essere tornati al 2008, ai tempi di Tremonti e Gelmini. E la cosa più grave è che lo si fa in un momento così importante per il Paese, una fase dedicata dal punto di vista dello sviluppo in cui si dovrebbe investire nei settori cruciali e costruire coesione sociale attraverso la scuola e la sanità. E invece l’idea è opposta, è quella della frammentazione: non dimentichiamo che sullo sfondo c'è la grande incognita dell'autonomia differenziata e della privatizzazione di un pezzo di questi settori.

Il 31 ottobre i sindacati di categoria di Cisl e Uil non ci saranno…

Ho lanciato pubblicamente alle altre organizzazioni l’invito. Non ho avuto alcuna risposta e questo lo trovo grave. Evidentemente hanno valutazioni diverse sulla legge di bilancio e sui provvedimenti che si stanno prendendo. Comunque, al netto dello sciopero, penso che sia importante nei prossimi mesi avere un'impostazione unitaria e fare cose insieme. Però è chiaro che io posso chiedere, proporre, ma certo non decidere per gli altri. Posso provare a costruire le condizioni perché si agisca insieme, però di fronte a un attacco così violento da parte del governo, non si può tacere, se si vogliono rappresentare al meglio le persone.