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Progetti industriali non realizzati, dipendenti in attesa di ricollocazione e tante, troppe, occasioni perse. La provincia di Caserta, una delle più fragili della Campania, ha un triste primato: sono infatti 1.200 i lavoratori e le lavoratrici a rischio. “La situazione è molto grave – spiega Francesco Percuoco della Fiom Cgil –. Servono investimenti e senso di responsabilità. Il Recovery plan deve aiutare il Mezzogiorno, è un'occasione unica per il Sud”.
C'è infatti molta preoccupazione per quanto sta succedendo negli ultimi anni nella provincia campana. Grandi multinazionali come Whirlpool e Jabil hanno, in un primo momento, investito molto e acquisito parte dell'industria metalmeccanica locale. Una volta passata la fase dei profitti, sono però iniziativi gli esuberi e tante promesse. Promesse che sono rimaste tali e non hanno avuto seguito.
“Per salvare il territorio – riprende Percuoco – è necessario avviare un vero processo di re-industrializzazione. Serve un piano occupazionale serio, che non può essere solo in mano alle imprese. Per questo chiediamo il coinvolgimento responsabile delle istituzioni e gli investimenti dei fondi europei, Le parole d'ordine devono essere rilancio economico, digitalizzazione ed economia verde. Altrimenti andremo avanti con gli esuberi e gli ammortizzatori sociale, ma poi quest'area rischia di morire”.
Purtroppo le questioni aperte sono molte per Caserta. C'è il caso della Softlab dove, nonostante il piano industriale, mancano ancora i tempi di attuazione, i numeri del personale coinvolto, gli investimenti e molto altro. In più, sono tantissimi i lavoratori in cassa integrazione a zero ore. Stessa sorte per una ventina di dipendenti della Orefice Generators che avevano accettato il percorso di ricollocazione in questa azienda. Mentre i 75 lavoratori del Gruppo Seri non sono ancora impegnati in alcuna attività di produzione.
I sindacati chiedono che il ridimensionamento e, in qualche caso, il disimpegno dei gruppi industriali che operano in questa zona, non ricada sui dipendenti e sulle loro famiglie “Come parti sociali – spiegano Fiom, Fim e Uilm in un comunicato – siamo da sempre interessati a progetti di sviluppo e abbiamo più volte ribadito la necessità di un piano industriale per il Mezzogiorno che provi a recuperare la difficile situazione produttiva e occupazionale del territorio casertano, dovuta alla progressiva deindustrializzazione aggravata a seguito della crisi del 2008”.
I fondi stanziati dall'Europa rappresentano un’occasione irripetibile per dare un forte impulso alla vitalità del territorio. Ma serve l'impegno di tutte le parti. I sindacati ribadiscono che, per individuare gli obiettivi, le potenzialità e le necessità di questa provincia, decisivo sarà anche il ruolo della Regione Campania. “La pandemia – continua il comunicato – produrrà effetti pesanti sull’economia e bisogna partire da subito con politiche che invertano la tendenza e producano investimenti per essere volano di sviluppo”.
Fim, Fiom e Uilm garantiscono il loro impegno nell’organizzare iniziative sindacali che puntino al coinvolgimento dei lavoratori, dell’opinione pubblica e delle forze politiche e sociali. Lo scopo, conclude la nota, è evitare che “si ripercorrano strade che in passato hanno visto molti lavoratori, legati a progetti di re-industrializzazione e rioccupazione, lasciati senza nessuna risposta al proprio destino e a rincorrere strumenti di sostegno al reddito essendo svaniti i progetti industriali”.