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Siamo al paradosso dei paradossi. Per dieci lavoratrici l’ultima speranza è essere licenziate il prima possibile. È questa l’ultima soluzione rimasta per avere la garanzia di un sostegno al reddito più sicuro, la NASpI. Ad augurarselo le dipendenti dell’Asilo San Giuseppe di Arcore, rimaste senza occupazione dopo la cessazione dell’attività. “Al momento – spiega la nota della Cgil Monza Brianza – il Fis (il fondo integrazione salariale) assicurerebbe alle maestre e alle ausiliarie ora disoccupate solo una parziale boccata d’ossigeno. Inoltre, l’assegno viene corrisposto con molto ritardo. La Naspi (nuova assicurazione sociale per l’impiego), invece, garantirebbe una copertura maggiore. Il personale della struttura era composto da ventuno persone, undici di queste hanno già trovato ricollocazione”.
In una conferenza stampa organizzata oggi (mercoledì primo ottobre) dalle categorie del pubblico impiego di Cgil e Cisl presso la Camera del Lavoro di Monza, e alla quale hanno partecipato anche i sindacalisti Simone Cereda e Nicola Turdo, cinque lavoratrici hanno ribadito come il loro impegno nei confronti dell’asilo non sia mai venuto meno in anni di difficile gestione. Ma tutti questi sacrifici non sono riusciti ad evitare una chiusura già annunciata. “A gennaio – hanno spiegato – sono state chiuse le iscrizioni, un cattivo segnale che abbiamo interpretato come l’epilogo della vicenda”. La struttura seguiva oltre 150 bambini, tra asilo nido e scuole dell’infanzia.
“Eravamo una scuola che proponeva esperienze significative per i bambini – hanno aggiunto –. C’era qualità nell’offerta e non mancava la domanda, ma i nostri sforzi non sono bastati e si è giunti alla chiusura senza trovare una soluzione alternativa. Nessuno ha veramente portato avanti un progetto per l’Asilo San Giuseppe”. Un richiamo alla responsabilità all’indirizzo della Fondazione che gestiva la struttura, ma, indirettamente, anche all’amministrazione comunale che esprime i quattro quinti del consiglio di amministrazione.