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La cassa integrazione scade a fine anno, e 700 lavoratori non sanno ancora quale sarà il loro futuro. Una terribile incertezza, quella dei dipendenti della Jp Industries, che dovrebbe sciogliersi oggi (mercoledì 19 dicembre) a Roma, nel corso dell'incontro che si tiene presso la sede del ministero dello Sviluppo economico. Al vertice partecipano azienda, sindacati, Invitalia, Regioni Marche e Umbria. Un incontro vitale per il personale degli stabilimenti ex Antonio Merloni di Fabriano (Ancona) e Nocera Umbra (Perugia), anche perché ci sarebbe un nuovo piano industriale, messo a punto dall'imprenditore Giovanni Porcarelli (che ha acquisito sei anni fa il comparto “bianco” del gruppo), che però necessita di linee di credito finanziario difficili da reperire.
La vertenza della ex Merloni, azienda produttrice conto terzi di elettrodomestici di alta gamma, si trascina ormai da oltre dieci anni.Uscita dall’amministrazione straordinaria con l’acquisizione nel 2012 da parte della nuova società, la Jp Industries è stata subito bloccata dall’impugnativa delle banche che vantavano crediti verso i Merloni, e questo ha di fatto impedito la ripartenza della produzione. Anche l’accordo di programma che era stato sottoscritto dalle Regioni Umbria e Marche, che prevedeva importanti risorse finanziarie per il piano industriale e per ricerca e sviluppo, non è di fatto mai partito.
Il futuro della Jp Industries, dunque, dipende dalla riunione romana di mercoledì 19. Nell’ultimo incontro, che si è tenuto sempre al Mise il 20 novembre scorso, non si è in realtà giunti ad alcuna conclusione. Ma altri tavoli “tecnici” (tra rappresentanti del ministero e management aziendale) si sono tenuti nei giorni seguenti. “In questi vertici - spiegano i sindacati - si sarebbero vagliate ipotesi alternative per consentire alla società di dare il via al nuovo piano industriale. Un fatto positivo, ma naturalmente cercheremo di capire le modalità dell'intervento”.
La soluzione più accreditata, vista la sostanziale impraticabilità di un accordo tra Jp Industries e banche, è quella di un’azione diretta di Invitalia (ossia l’Agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa, di proprietà del ministero dell’Economia) e delle Regioni Marche e Umbria. L’investimento complessivo dovrebbe essere intorno ai 24 milioni di euro, di cui nove provenienti dall’Accordo di programma (quindi dagli enti regionali) sotto forma di finanziamenti e interventi nel campo della ricerca e sviluppo. Quest’ipotesi sarebbe accompagnata, per il versante del reddito dei lavoratori, dalla concessione di un nuovo periodo di cassa integrazione.
“Al governo ribadiremo l'urgenza di dare una prospettiva industriale, il che passa necessariamente per un prolungamento della cassa integrazione”, afferma Simone Pampanelli, segretario della Fiom Cgil di Perugia: “Occorre capire se c'è la volontà di mettere in campo un'iniziativa tesa a far ripartire davvero e finalmente l'azienda. Ma per far questo servono strumenti e azioni realmente efficaci”. Diversamente, il rischio è che stavolta la lunga storia della ex Merloni sia davvero al capolinea: “Deve essere chiaro che qui si rischia un'ecatombe occupazionale – conclude Pierpaolo Pullini, segretario della Fiom Cgil di Ancona – e quindi la questione degli ammortizzatori è assolutamente prioritaria. Sappiamo però che i nuovi ammortizzatori, per essere concessi, dovranno essere legati a un piano di rilancio, c'è dunque bisogno di definire come questo piano di rilancio venga finanziato”.