Ibrahima (il nome è di fantasia) è un ragazzo senegalese di trent’anni. È arrivato nel Ragusano il 25 novembre 2023, chiamato attraverso il Decreto flussi da un’azienda agricola locale. Avrebbe dovuto lavorare nei campi, avrebbe avuto dirtto a un alloggio. Invece il “padrone” è scomparso, e non risponde alle sue chiamate. Il suo nulla osta non è stato mai trasformato in permesso di soggiorno. E a settembre scadrà la finestra di nove mesi prevista dalla normativa.
"il datore di lavoro mi ha chiesto soldi per il codice fiscale, e per altri documenti. Dopo due mesi dal mio arrivo, l’ho chiamato e gli ho detto che se non mi avesse portato in Prefettura, lo avrei denunciato alla Polizia e alla Cgil - racconta -. Mi ha detto di non andarci, tanto non avrei ottenuto nulla. Perché sono uno straniero e nessun mi avrebbe dato retta.”
"Sono venuto in Italia per lavorare, per integrarmi, per costruirmi un futuro migliore - dice
ancora Ibrahima -. Ma passo le mie giornate chiuso in casa di mia zia e sto sviluppando una malattia mentale. Sono giovane, posso lavorare, perché mi hanno fatto questo?”