PHOTO
"A seguito dell’incontro di venerdì 19 febbraio avuto con la Direzione Nazionale dell’Inps e richiesto per avere i necessari chiarimenti sull’erogazione dell’assegno unico universale anche per i lavoratori frontalieri, che entra in vigore a partire dal 1° marzo p.v. per tutti i cittadini italiani e comunitari residenti nel nostro paese: occupati con lavoro autonomo o dipendente, inoccupati, incapienti, permangono ancora problemi e dubbi interpretativi". A scriverlo in una nota congiunta sono Giuseppe Augurusa, Cgil, Luca Caretti, Cisl, e Pancrazio Raimondo, Uil.
"In particolare, per i lavoratori frontalieri residenti in Italia che svolgono la propria prestazione all’estero nei paesi confinanti o limitrofi della UE, ovvero in quelli nei quali sia stipulata una convenzione bilaterale anche se extra Ue, la possibilità di percepire l’assegno unico può incontrare grandi difficoltà connesse ai flussi di domande che gli Istituti di sicurezza sociali esteri si troveranno a gestire successivamente al ricevimento da parte dell’INPS degli importi erogati a titolo di AUUF (incrementati anche dal lavoro autonomo), al fine di erogare a loro volta, come compensazione, gli assegni familiari (a carico del paese di lavoro).
A tal proposito, per superare l’inevitabile “collo di bottiglia” che si verrà a determinare, abbiamo richiesto all’INPS di accelerare per quanto possibile i mandati di pagamento delle domande di AUUF già pervenute e aprire un canale di comunicazione privilegiato con le singole casse di compensazioni dei paesi esteri. Verosimilmente l’INPS sarà nelle condizioni di erogare i primi assegni a partire dalla metà di marzo.
Confermata l’interpretazione del criterio esclusivo della residenza ai fini dell’erogazione dell’AUUF, ancorché nella circolare INPS N. 23 del 9/2/21 si indichi la possibilità alternativa alla residenza del rapporto di lavoro a tempo determinato o indeterminato di durata perlomeno semestrale. Tale previsione è in netto contrasto con il regolamento 883/04 e con gli accordi bilaterali sottoscritti con i paesi non UE, che prevedono modalità analoghe al regolamento di sicurezza sociale europeo, determina la mancata erogazione dell’AUUF per quei frontalieri che residenti all’estero, lavorano in Italia ogni, con l’inaccettabile conseguenza di una differenziazione salariale a parità di condizioni di lavoro.
Accertato anche l’effetto paradossale di assorbimento, da noi denunciato nei giorni scorsi, per quest’ultimi lavoratori anche degli assegni familiari erogati fino al 28 febbraio. L’istituto dell’ANF a seguito della sua decadenza non potrà più essere erogato determinando un danno sulle retribuzioni dei lavoratori frontalieri in ingresso, residenti all’estero ma che effettuano la propria prestazione in Italia.
Alla luce di questa verifica, richiediamo al MILAV e al MEF un’iniziativa urgente volta a garantire la parità di condizioni e le risorse necessarie per la sua attuazione. Al MAECI e al Ministero della famiglia, rispettivamente la garanzia del rispetto delle convenzioni e norme internazionali e l’adeguata protezione sociale ai nuclei familiari di tutti lavoratori frontalieri in entrate e in uscita nel e dal nostro paese.