A un anno dalla strage di Suviana, in cui persero la vita sette lavoratori nella centrale idroelettrica di Bargi, la memoria resta viva e forte nelle parole di chi rappresenta il mondo del lavoro. Stefania Pisani, segretaria generale della Filctem Cgil di Bologna, ha ricordato come quella tragedia abbia colpito un settore considerato tra i più sicuri e sindacalmente presidiati, mettendo in luce un cambiamento profondo nel sistema produttivo ed economico italiano.

La vertenza con Enel e l’allarme sicurezza

La dirigente sindacale ha ricordato come la tragedia sia avvenuta in un momento di vertenza con Enel, durante la quale i lavoratori denunciavano già i pericoli connessi all’esternalizzazione di competenze strategiche. Più dell’80 per cento dei lavoratori aveva partecipato a uno sciopero pochi giorni prima dell’incidente, proprio per lanciare l’allarme sulla sicurezza. Pisani ha denunciato il rischio crescente causato dalla perdita di professionalità interne e dalla pratica di richiamare in servizio, tramite consulenze, lavoratori già in pensione. Una dinamica che, secondo il sindacato, mina l’intera filiera della sicurezza industriale.

L’intervento di Ilvo Sorrentino

Proprio su questo punto si innesta la dichiarazione di Ilvo Sorrentino, segretario nazionale della Filctem Cgil: “Il fatto che nella Centrale di Bargi fossero presenti due pensionati Enel evidenzia, a nostro avviso, un problema strutturale legato all’esternalizzazione di attività esclusive e distintive, con la conseguente perdita di professionalità adeguate a gestire un servizio cruciale come quello della produzione di energia elettrica. La questione, però, è ancora più complessa e si intreccia con i disinvestimenti progressivi attuati dalle aziende del settore, innescati dalle incertezze legate alle scadenze delle concessioni idroelettriche, trasferite alle Regioni con la legge del 2018. Quando tali concessioni andranno a gara, non saranno previste né garanzie sugli investimenti né tutele occupazionali. E stiamo parlando degli impianti più vecchi d’Italia”.

Verità e giustizia per non dimenticare

Pisani, da parte sua, ha ribadito l’urgenza di una verità rapida e completa su quanto accaduto, sottolineando come la questione non sia solo tecnica, ma profondamente politica e sociale: "I tempi della verità non sono un dettaglio, sono una questione di dignità".
A dodici mesi di distanza, il sindacato continua a chiedere giustizia, non solo per onorare la memoria delle vittime, ma per evitare che simili tragedie si ripetano. E per riportare al centro del sistema industriale italiano la sicurezza, la professionalità e la dignità del lavoro.