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"Sono altre 1.820 le uscite incentivate dagli enti centrali, dalle aree di staff e dagli stabilimenti di Termoli, Verrone, Pratola Serra e Melfi, che la Fiom ha deciso di non firmare. Se si considerano le uscite già previste fino ad oggi, si arriva a oltre 4.000 lavoratrici e lavoratori in meno dal 2021". Così Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive per la Fiom Cgil.
"Si continua senza avere un piano complessivo sulle missioni degli enti centrali, di staff e della maggior parte degli stabilimenti e senza un piano sull'occupazione che preveda un reale ricambio generazionale. La transizione ecologica impone un confronto serio sulle competenze e sull'occupazione, ma il risultato di questi accordi è che la maggioranza di chi ha deciso di uscire sono lavoratori e lavoratrici giovani", prosegue il dirigente sindacale.
"La situazione preoccupa anche per i segnali che arrivano sulle prospettive industriali della filiera, sull'esaurimento degli ammortizzatori sociali che stanno aumentando le preoccupazioni fra i lavoratori del settore.Non si può continuare a navigare a vista senza avere prospettive a medio, lungo termine e strumenti idonei a garantire il lavoro e le attività produttive.È necessario che il Governo intervenga nei confronti dell'azienda e si apra immediatamente un confronto anche sulla filiera", conclude il sindacalista.