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Non è il primo e non sarà l'ultimo, purtroppo. Parliamo dell'ennesimo caso di delocalizzazione che avviene nel nostro Paese. Stavolta siamo in provincia di Venezia, per la precisione a Santa Maria di Sala: l'azienda è la Speedline, realtà industriale di 600 addetti, di cui 100 in somministrazione (che diventano 800 complessivi incluso l'indotto), considerata un'eccellenza dell'automotive in Veneto, produttrice di cerchi in lega per auto di alta gamma (Ferrari, Lamborghini, Maserati) per conto della multinazionale svizzera Ronal.
Speedline nasce come Esap (acronimo di Equipaggiamenti sportivi auto preparazione) a fine anni Sessanta, frutto della passione del pilota e preparatore Gianfranco Padoan. Nel 1975 la rileva Giancarlo Zacchello che la battezza con il nome attuale, specializzando l'azienda nella produzione e fornitura di cerchi in lega per auto sportive, diventando il maggior produttore mondiale, compresa la Formula 1,2 e 3. Qui viene ideato il brevetto dei cerchi realizzati con la tecnica di fusione a bassa pressione e l'azienda raggiunge quasi 2.500 dipendenti in cinque stabilimenti in tutta Europa. Segue la cessione a un fondo pensione statunitense, una serie di investimenti sbagliati, un periodo in capo a una famiglia di imprenditori bergamaschi e infine, nel 2007, la cessione alla Ronal, seconda multinazionale al mondo nella produzione di cerchi per autoveicoli.
Ma ricapitoliamo i fatti, che hanno portato all'avvio della vertenza. Lunedì 6 dicembre, dopo che tre giorni prima una dichiarazione del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, aveva fatto trapelare la notizia della possibile delocalizzazione, la direzione aziendale annuncia ufficialmente di voler chiudere lo stabilimento e trasferire l'attività all'estero presso gli altri impianti del gruppo (verosimilmente in Polonia, ma si parla anche di Germania, Spagna e Repubblica Ceca), giustificando il fatto che la crisi avrebbe rallentato i ritmi di produzione e oggi il fatturato dell'azienda si aggirerebbe sui 100 milioni, con perdite attorno ai 20 milioni all'anno. Tutta l'operazione di trasloco dovrebbe avvenire entro un anno, la deadline è prevista per fine 2022.
"La notizia è stata un fulmine a ciel sereno", commenta Manuela Musolla, della segreteria Fiom Cgil di Venezia: "Negli incontri precedenti con sindacati e Rsu non era mai stata paventata un'eventualità del genere. Le cose in azienda vanno bene, qui si producono anche serie speciali e limitate, prodotti specifici non facilmente riproducibili altrove. Ovviamente siamo nell'ambito della crisi dell'automotive, ma non c'erano segnali che facessero ipotizzare la chiusura".
Musolla precisa che "l'advisor del gruppo ci ha detto, testuali parole, che rappresentiamo una 'zavorra', addirittura costituiamo attualmente un cancro per la Ronal. Per questo hanno deciso di abbandonare l'Italia e concentrare tutto nelle altre realtà produttive presenti in Europa. Nel nostro Paese dovrebbero sopravvivere solo un piccolo sito di 70 addetti in provincia di Padova e un altro centro logistico di 15 persone dislocato in Lombardia".
Immediata è stata la reazione dei sindacati all'annuncio dell'azienda, con la prima iniziativa di sciopero di un'ora (con assemblea dei lavoratori) di venerdì 3 dicembre. Lunedì 6, dopo gli incontri con l'azienda e con il sindaco Brugnaro, è stata effettuata un'altra ora di astensione dal lavoro (con nuova assemblea del personale), cui ha fatto seguito un pacchetto di otto ore di sciopero nei turni successivi (in azienda si lavora a ciclo continuo h24). Giovedì 9 dicembre è previsto un incontro con l'unità di crisi della Regione Veneto e si è in attesa di una convocazione al ministero dello Sviluppo economico.
"Il governo deve necessariamente essere coinvolto, questa vertenza non può restare solo nell'ambito della nostra zona", prosegue Musolla: "Sarà una lunga vertenza, di non facile soluzione. Occorre l’impegno concreto di tutti, a partire dalle istituzioni nazionali e territoriali, affinché si affronti l'intera vicenda con l’obiettivo di cambiare le decisioni dell’azienda e salvaguardare il futuro produttivo e occupazionale dei lavoratori. Prima di Natale abbiamo l'intenzione di organizzare una manifestazione presso lo stabilimento, a Santa Maria di Sala".
"La scelta di Ronal di delocalizzare la produzione in altri Paesi europei è inaccettabile", spiega il coordinatore nazionale automotive per la Fiom Cgil nazionale Simone Marinelli: "Non sono i tempi e le modalità con cui l’azienda ha comunicato la decisione a determinare una diversità dei suoi effetti rispetto ad altre vertenze aperte nel settore. Il fatto è che si tratta dell’ennesima delocalizzazione fatta unicamente per profitto, che in questo caso rischia di lasciare a casa oltre 800 lavoratrici e lavoratrici, fra diretti e chi è occupato nell’indotto e nei servizi dello stabilimento".
L'industria dell’automotive, conclude Marinelli, sta vivendo "una fase di cambiamenti tecnologici, ma anche organizzativi, con le aziende che spostano produzioni in Paesi dove il costo del lavoro e i diritti sindacali sono minori o in Paesi dove i governi hanno varato misure di attrazione di produzioni ad alto valore aggiunto. La Speedline è l’ennesimo segnale che, senza un piano straordinario, a rischio c’è un intero settore. Per questo, l’atteggiamento del governo di mero osservatore sta mettendo a repentaglio un intero sistema industriale, cui sono legati centinaia di migliaia di posti di lavoro".