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Tutto pronto al ministero delle Imprese e del made in italy per il tavolo di settore sulla moda, al quale prenderanno parte il ministro Urso, le organizzazioni sindacali e le rappresentanze datoriali.
I numeri
Il terzo settore manifatturiero italiano conta circa 446 mila addetti diretti, distribuiti in oltre 82 mila imprese. Il solo comparto della concia conta un fatturato annuo di cinque miliardi di euro e, secondo un rapporto di Area Studi Mediobanca del febbraio scorso, “le 175 maggiori aziende della moda con sede in Italia hanno registrato nel 2022 un valore aggiunto pari al 1,5% del prodotto interno lordo nazionale”.
Le nuove difficoltà
Dall’ultimo coordinamento confederale convocato dalla Cgil sui temi del sistema moda sono emerse tutte le preoccupazioni del comparto industriale e artigiano, caratterizzate da un calo di un quinto del fatturato e dal massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali (+67,6% nel tessile-abbigliamento).
Una situazione le cui ricadute impattano su di un frastagliato indotto composto da forniture metalmeccaniche, reti di commercio, logistica e servizi. Una crisi che riguarda tutta la filiera, lo testimoniano i molti tavoli avviati a livello territoriale. Con la contrazione di mercato, le aziende committenti tendono ad assorbire le produzioni, scaricando il costo della congiuntura su ditte appaltanti, economicamente più deboli, provate dagli sforzi per i passati investimenti su macchinari, efficientamento e manodopera.
Le richieste del sindacato
Per Marco Falcinelli, segretario generale Filctem Cgil e Pino Gesmundo, segretario nazionale Cgil: "Non è più rinviabile lo sviluppo di politiche industriali che comprendano interventi all’insegna della sostenibilità ambientale, economica e sociale mirati al sostegno della riconversione delle imprese più impattanti dal punto di vista ecologico".
Per i due dirigenti sindacali sono necessari investimenti specifici per favorire l’aggregazione di impresa, la valorizzazione energetica e, in maniera netta, il contrasto all’illegalità, al lavoro nero, al dumping contrattuale e alla piaga della contraffazione, in favore di una buona e piena occupazione e della sicurezza sul lavoro.
Una filiera trasparente e legale
"Per contrastare i fenomeni di illegalità - continuano Falcinelli e Gesmundo - bisogna favorire la trasparenza dei rapporti lungo tutta la catena degli appalti per impedire il protrarsi delle condizioni di sfruttamento che riguardano, in particolare, il segmento dei contoterzisti”. Per i due dirigenti sindacali è necessario programmare investimenti che tengano conto delle peculiarità di un settore frammentato in aziende medio-piccole, sostenere la digitalizzazione e un serio piano di formazione per garantire il progresso dell’intero sistema. “Se si vuole affermare il sostegno del governo alle produzioni italiane – concludono Falcinelli e Gesmundo – Palazzo Chigi non può limitarsi a interventi spot. Sono necessarie misure complessive, coerenti e di lunga durata".