In data odierna, 14 febbraio, presso la sede di Assolombarda, a Milano, si è svolta la riunione del coordinamento sindacale nazionale, in cui Sirti ha annunciato l’apertura di un’imminente procedura di licenziamento collettivo a livello nazionale. Un piano che, nelle intenzioni dell’azienda, ammonta a ben 833 esuberi su 3.692 addetti (quasi 1/4 della forza lavoro), con tagli massicci in quasi tutti i reparti. Una procedura distribuita lungo tutto il territorio nazionale.
"Annunciando che tale azione è connessa all’attuale visione di business, ovvero dodici mesi, Sirti ha ricondotto tale scelta alle condizioni di mercato, che hanno generato pesanti perdite finanziarie nell’ultimo biennio, scarsa marginalità e ulteriore frammentazione dei soggetti imprenditoriali concorrenti. La nostra reazione non si è fatta attendere nel respingere al mittente un piano di ristrutturazione e riorganizzazione che scarica drammaticamente sui lavoratori le conseguenze di un mercato delle Tlc senza governo, con scelte aziendali miopi e sbagliate", dichiarano in un comunicato congiunto Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil e il coordinamento nazionale Rsu dei metalmeccanici.
"Pertanto, in tutti i siti sono proclamate quattro ore di sciopero con assemblee sindacali da effettuarsi nelle date del 18, 19 o 20 febbraio, con articolazione territoriale. Di fatto, si dà inizio alla proclamazione dello stato di agitazione del gruppo, con la sospensione di tutte le prestazioni straordinarie, delle flessibilità, reperibilità e dei tempi di viaggio, l’affissione delle insegne sindacali all’esterno dei perimetri aziendali e la diffusione a mezzo stampa della protesta, promossa dal coordinamento nazionale", si legge nella nota sindacale.
"A seguire, la richiesta di una convocazione urgente da parte dei ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico, in modo che Sirti riferisca direttamente al governo le presunte ragioni di un così pesante piano di esuberi. Al'esecutivo chiediamo non solo un intervento concreto per il mantenimento dell’occupazione nel gruppo, ma anche un confronto permanente sulle condizioni di lavoro e sulle prospettive del settore, dilaniato da gare assegnate al massimo ribasso e oggetto di una progressiva rivoluzione tecnologica", prosegue il sindacato.
"La guerra di posizione tra i maggiori azionisti, interna a Tim, non può essere scaricata sui lavoratori delle installazioni telefoniche. Pur essendo, da anni, in mano ad aziende private, il settore telefonico ha urgente bisogno di un governo pubblico. Paradossale, infine, la situazione inerente a Open Fiber, di fatto, una società a partecipazione pubblica, le cui regole d’ingaggio, in termini di gare e di tempistica nei pagamenti, stanno mettendo in crisi gli operatori del settore più strutturati, ovvero quelli con maggiore occupazione e più rispettosi delle tutele previste dalla contrattazione collettiva e della tutela della salute e sicurezza", aggiungono le sigle.
"A Sirti e ad Assolombarda chiediamo la sospensione dell’avvio della procedura di licenziamento collettivo e, al contempo, l’apertura di un confronto con il governo, al fine di effettuare un’analisi approfondita, per ricercare le opportune soluzioni che potranno anche prevedere l’utilizzo di ammortizzatori sociali non espulsivi, favorendo il ricambio occupazionale, tramite riconversione professionale e accompagnamento alla pensione. Inoltre, chiediamo all’azienda di congelare il piano unilaterale d'incentivi e di aprire un confronto sull’organizzazione del lavoro, nell’ottica di un’intesa sindacale. Difendiamo il nostro lavoro. Conquistiamoci un futuro diverso", concludono i metalmeccanici.