Una delle promesse elettorali che Meloni e i responsabili dei partiti di destra si erano impegnati a rispettare se fossero arrivati al governo, fu quella di rispondere alle domande e ai bisogni degli uomini e delle donne che garantiscono l’ordine pubblico e la sicurezza. Aumentare il personale e aumentare le dotazioni strumentali e organizzative. Fu, appunto, impegno che sembra del trapassato remoto visto che di concreto in ormai poco meno di due anni di Governo nulla è stato fatto.

Addirittura le risorse stanziate per il rinnovo del contratto ormai scaduto da lungo tempo, sono insufficienti non solo ad aumentare i salari, ma a garantire almeno il recupero dell’inflazione che pesa su tutte le buste paga, ancor di più su quelle basse.

E allora parte la mobilitazione. L’obiettivo è quello di spingere l'attenzione della politica, delle istituzioni, dei cittadini e delle cittadine su questioni cruciali: dal rinnovo del contratto, alle condizioni previdenziali, fino all’annosa questione divenuta necessità impellente del piano straordinario di assunzione, oltre che la garanzia del turn over. Infine per la sicurezza democratica nel nostro Paese.

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Nonostante le proteste degli ultimi mesi e le critiche sollevate anche dai sindacati dei militari, il Governo non ha avanzato alcuna proposta significativa riguardante il rinnovo del contratto. Gli incontri finora tenuti non hanno prodotto alcun progresso. È evidente che questo Esecutivo, dopo continui slogan e promesse, non ha la volontà di dare una risposta concreta alle richieste delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto sicurezza e difesa.

Settimana scorsa, era il 10 luglio, Florindo Oliverio segretario nazionale della Fp Cgil, e Pietro Colapietro, segretario Silp Cgil dopo l’ennesimo confronto con il Governo assai deludente, sottolinearono che: "La montagna ha partorito il topolino. Dopo le nostre proteste e dopo le critiche arrivate anche dai sindacati dei militari, la parte pubblica, senza aumentare gli appostamenti complessivi, ha pensato di spostare alcune risorse destinate alle indennità accessorie sulla parte fissa, con un aumento del valore dei punti del cosiddetto parametro stipendiale da 194,15 a 195. In soldoni 13 euro lordi. Per il personale in divisa gli aumenti medi, al netto degli anticipi già corrisposti, passano da 80 a 91 euro circa. Una miseria, soprattutto perché si tratta di una partita di giro. Resta la nostra priorità affinché il 100 per cento delle poche risorse disponibili vada su stipendio e indennità pensionabile. Con la contestuale necessità di reperire nuove risorse per le indennità accessorie".

“La nostra lotta è giusta e non ci fermeremo finché non avremo ottenuto dei risultati" dichiara oggi la segretaria confederale della Cgil, Lara Ghiglione: "Il Governo deve smettere di ignorare le nostre rivendicazioni e iniziare a prendere sul serio le esigenze di chi ogni giorno lavora per garantire la sicurezza del Paese."

Ma quali sono le richieste disattese dal Governo e che il sindacato reitera per difendere e richiamare l’attenzione sulla dignità del lavoro degli uomini e delle donne in divisa? Innanzitutto occorrono risorse economiche per un contratto dignitoso. Ma occorrono risorse anche, forse soprattutto, per un piano di assunzioni straordinario. Più personale serve non solo a alleggerire i carichi di lavoro di chi è in servizio ma, sottolinea Ghiglione, "è necessario aumentare gli organici per garantire servizi di sicurezza efficienti”.

I carichi di lavoro e l’organizzazione del lavoro, dicevamo, c’è un tema che sta particolarmente a cuore alla segretaria confederale: “Dobbiamo arginare il preoccupante fenomeno dei suicidi tra le forze dell'ordine migliorando le condizioni di vita e di lavoro. Questo è un problema di dignità e di salute pubblica”. E non solo, garantire la dignità del lavoro significa tutelare la nostra sicurezza democratica. Infine, salario basso, pensioni bassissime. Ed allora, tra i punti della piattaforma non può che esserci anche il diritto ad una pensione dignitosa e previdenza complementare.

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"La sicurezza del Paese non si garantisce con nuovi reati, pene più severe o reprimendo il dissenso- sottolinea Ghiglione -. Serve una vera lotta alla criminalità organizzata e un impegno concreto per migliorare le condizioni di chi lavora per la sicurezza”.

Il Governo non perde occasione per dichiararsi vicino alle forze di polizia e alle forze armate, ma come hanno sottolineato Oliverio e Colapietro, al tavolo negoziale si dimostra sordo alle rivendicazioni avanzate dai lavoratori. "Il salario, i diritti, la previdenza, la salute e la sicurezza sono fondamentali per la dignità del lavoro – aggiunge Ghiglione - Questo Esecutivo deve passare dalle parole ai fatti”.

Dalle parole ai fatti innanzitutto passano i sindacati, i lavoratori e le lavoratrici della sicurezza, l’appuntamento – organizzato da Cgil, Fp Cgil e Silp – è alle ore 10 di mercoledì 31 luglio in Piazza Montecitorio a Roma e davanti alle prefetture delle tante città italiane per rivendicare diritti e dignità.  A sostenere la mobilitazione anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini.

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