Haddad e Asma hanno due bambini piccoli. Vengono dalla Tunisia, lui è un operaio edile, lei ha da poco trovato lavoro come cameriera. Sono usciti dal sistema di accoglienza perché Haddad ha firmato un contratto per una ditta dell'alto Padovano, eppure per mesi non sono riusciti a trovare una casa per loro e per i loro figlioletti. Hanno dormito anche in macchina. Davanti a un bar, così da poter scaldare l'acqua per il latte in polvere della più piccola. Poi la Fillea Cgil, insieme a Caritas e Avvocati di strada, si è attivata. Una soluzione si è trovata grazie all’interessamento di una privata cittadina.
“Padova è una delle città più ricche d'Italia, eppure anche qui è in crescita il numero di lavoratori poveri che non sono in grado di affittare un alloggio, e se sono migranti le cose peggiorano”, ci dice Gianluca Badoer, segretario generale della Fillea locale.
Per Barbara Schiavo della segreteria degli edili Cgil di Padova, “se sei un uomo single, non fai notizia. Moltissimi nostri iscritti hanno enormi difficoltà”. “Le case ci sono, sia nel privato che nel pubblico, ma non abbiamo mai avuto una risposta alle nostre richieste”, conclude Alioune Badara Diop, della segreteria confederale della Cgil della città veneta.