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Scuola: un patto tradito? L’espressione è forte ma non lontana dal vero. Il 20 maggio – proprio il giorno della sigla dell’intesa a tutto tondo sull’istruzione col ministro Bianchi – veniva diramata la bozza del decreto Sostegni bis che in larga parte contraddice, senza alcun confronto, il patto in materia di reclutamento e stabilizzazione dei precari, riducendo drasticamente la platea dei beneficiari.
Ed è questo il motivo per cui tutti i sindacati della scuola (Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Anief sono oggi (9 giugno) in piazza Montecitorio a Roma dalle 15 alle 18 – ma con mobilitazioni anche in altre città italiane –: per protestare contro il decreto e spingere per modifiche significative nel corso dell’iter di conversione in legge che è iniziato alla Camera.
Tante le voci che arrivano dalla piazza. Come Jessica Fabbrizzi, insegnante precaria.
È durissimo il commento di Manuela Pascarella, responsabile precariato per la Flc Cgil: “I criteri per le stabilizzazioni sono stati costruiti scientemente a tavolino proprio per ridurre il numero delle persone da assumere in pianta stabile”. Insomma, come capita ormai da troppi anni, sulla scuola si abbatte la mannaia dei risparmi economici. Un andazzo che, pur nell’alternarsi dei governi, non sembra mutare un granché.
Il risultato è che con la procedura straordinaria stabilita dal governo ci saranno al massimo 9.000 stabilizzazioni, una cifra irrisoria rispetto alle richieste dei sindacati che vorrebbero un piano per la copertura delle circa 110.000 cattedre vacanti. “Ma poi – attacca ancora Pascarella – nella realtà le assunzioni saranno ancora meno, perché dipendono dalle dinamiche geografiche delle graduatorie (le cattedre scoperte sono soprattutto al Nord, ndr). Alla fine le stabilizzazioni potrebbero essere la metà, quindi 4.500”.
Ma come si è arrivati a una cifra così bassa dopo le promesse solenni del Patto per la scuola? Pur nei meccanismi farraginosi e complessi nei quali la questione precariato si è progressivamente impigliata negli anni per le mancate scelte riguardo alle politiche di reclutamento, la risposta è abbastanza semplice. Per accedere alle procedure straordinarie – assunzione a tempo determinato fino al 31 agosto e poi una prova a fine anno scolastico – il decreto Sostegni bis stabilisce due criteri: essere inclusi nelle graduatorie di prima fascia (quella degli abilitati o degli specializzati nel sostegno) e avere 36 mesi di anzianità di servizio nello Stato.
“Ma la grande massa dei precari – riprende la sindacalista – sta nella seconda fascia. Gli abilitati sono ormai pochi e non per demerito, ma semplicemente perché i concorsi abilitanti non si fanno dal 2014: la maggior parte non ha dunque avuto l’opportunità di abilitarsi pur insegnando da tanti anni”. Quindi, “se non si estendono le stabilizzazioni alla seconda fascia, su alcune classi di concorso si rischia di non fare proprio assunzioni”.
Anche per il sostegno la strada scelta non funziona. Qui, al contrario, è proprio il criterio dell’anzianità a rappresentare un muro spesso insormontabile: a luglio ci saranno oltre 30.000 specializzati in pista, molti dei quali senza l’anzianità richiesta, ma comunque con un titolo che nel caso del sostegno è molto importante possedere, se si pensa che oggi su queste cattedre lavorano molti insegnanti senza specializzazione e i posti scoperti in organico sono ben 25.000. “Togliendo il vincolo dei tre anni – chiosa Pascarella – si potrebbero coprire praticamente tutte le cattedre libere”.
Alla fine sono i numeri che parlano: se sommiamo le stabilizzazioni possibili con il concorso straordinario targato Azzolina che si è fatto quest’anno (25.000 sulle 32.000 previste) e quelle che potrebbero arrivare dal decreto Sostegni bis e con le immissioni in ruolo, rimarrebbero da assegnare circa 60.000 cattedre. “Il che – osserva la dirigente della Flc Cgil – dimostra che queste procedure hanno fallito”.
Per questo i sindacati chiedono di togliere dal decreto il vincolo dell’abilitazione per i precari su cattedra e i tre anni di anzianità per i docenti di sostegno. Tra le richieste anche la riduzione del numero di alunni per classe, la stabilizzazione dei Dsga facenti funzione con tre anni di servizio e il potenziamento del personale docente, educativo e Ata a partire dalla conferma dell’organico Covid.
Ma le chicche del decreto non finiscono qui. Ce n’è un’altra che è addirittura in odore di anticostituzionalità: quella per cui i candidati bocciati al concorso non potranno ripresentarsi alla prova successiva. Non solo: viene anche stabilito che i prossimi concorsi ordinari verranno svolti a quiz: insomma altro che merito, altro che qualità. Siamo, sostanzialmente a una vera e proprio lotteria.
A pagare il tutto saranno come al solito studenti e docenti. “Se le cose non cambiano – conclude Pascarella –, anche il prossimo anno inizierà come è sempre accaduto negli ultimi anni: con tanti, troppi, precari a occupare le cattedre. Che poi sono gli stessi che, paradossalmente, sono stati considerati non ‘idonei’ a essere assunti. In sostanza, dunque, buoni solo per le supplenze”. Una sorta di “esercito di riserva” della società della conoscenza.