Rette che superano i 2000 euro, un servizio frammentato e sempre più privatizzato, un quadro contrattuale ben lontano dall'idea di “posto fisso”.
È quanto emerge dalla ricerca condotta da Spi e Funzione Pubblica Cgil Lombardia che fa sintesi tra i dati raccolti dall'Osservatorio Rsa dello Spi Cgil Lombardia e gli aspetti emersi dai questionari somministrati dalle due categorie in 150 strutture, presentata il 22 gennaio a Milano.

Un sistema, quello delle Rsa, che seppur dominante in Lombardia appare quasi completamente svincolato dai servizi territoriali – assistenza domiciliare, ospedali e case di comunità – e governato da logiche privatistiche, che consentono alle strutture di scegliersi i pazienti garantendosi così grandi margini di guadagno.

Un margine che non viene però condiviso con il personale dipendente, che si trova, a fronte di contratti malpagati, a cercare impieghi altrove, favorendo il proliferare dei modelli di "task shifting”, vale a dire del trasferimento di compiti normalmente svolti da professionisti sanitari con qualifiche e competenze più elevate ad altri operatori, sanitari o non, con una formazione più breve e meno qualificata (Regione Lombardia, Delibera delle Regole 2025).

Un quadro preoccupante, che alimenta i dubbi sulla tenuta di un sistema che dovrà fronteggiare un corposo aumento della popolazione over 65 in Lombardia che, secondo le stime Istat, dovrebbe passare dalle 759.100 persone censite nel 2023, 562.000 delle quali con gravi difficoltà stimate a oggi, alle circa 897.152 previste nel 2033.

“Chiediamo che Regione Lombardia avvii una revisione del sistema degli accreditamenti ed eserciti un maggiore governo del sistema delle Rsa, adeguando i minutaggi assistenziali all’effettivo bisogno dei pazienti ricoverati”, commenta Federica Trapletti, della segreteria dello Spi Cgil Lombardia. “Chiediamo inoltre l’aumento delle risorse destinate alla copertura della quota sanitaria e l'introduzione di vincoli all'aumento delle rette, perché il rischio è che il ricovero in struttura diventi un privilegio per pochi”.

“I dati emersi confermano quanto rivendichiamo da tempo”,commenta Sabrina Negri, della segreteria della Funzione Pubblica Cgil Lombardia. “La popolazione del personale, composta soprattutto da lavoratrici over 50, è usurata dall'attività quotidiana ed è evidente che la crisi che il settore sta attraversando lo ponga nelle condizioni di adottare un modello organizzativo e gestionale diverso, strettamente legato alle responsabilità politiche dell'attività regionale. Si tratta di un percorso che va fatto insieme, perché non esistono contrapposizioni tra interessi”.

I sindacati chiedono inoltre a Regione Lombardia l'apertura immediata di un tavolo di confronto, alla presenza delle organizzazioni che rappresentino sia gli ospiti che il personale operante nelle strutture.