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“Siamo molto preoccupati per quello che sta succedendo e auspichiamo un intervento immediato del Governo per rispondere ad una vera e propria sfida lanciata da quelle imprese che hanno avviato le procedure di licenziamento. Quelle decisioni vanno ripensate, altrimenti potrebbero diventare un precedente grave”. Lo ha affermato ieri (15 luglio) il segretario confederale della Cgil, Emilio Miceli, a proposito dei casi di licenziamento selvaggio di questi giorni. La Cgil aveva già chiesto un intervento del Governo e la convocazione di una cabina di regia a Palazzo Chigi con le parole del segretario generale, Maurizio Landini (14 luglio), che a proposito degli ultimi casi di licenziamento aveva parlato di “logica da Far West”.
“A parte le modalità con cui sono stati comunicati i licenziamenti (via Whatsapp), quello che preoccupa – insiste Miceli – è che un gruppo di aziende di medie e grandi dimensioni non senta la responsabilità di una fase che resta molto critica”. Secondo il dirigente della Cgil, sarebbe quindi auspicabile “sentire la voce di Confindustria levarsi alta e forte per richiamare le imprese al vincolo associativo nel far rispettare l’accordo con il Governo”. D’altra parte, sempre secondo Miceli, non gioverebbe neppure alle imprese che si sono rese protagoniste di queste decisioni (Whirlpool, Gianetti, Gkn) dimostrare l’inefficacia di un’intesa siglata ai più alti livelli delle cariche istituzionali e sociali del Paese.
Da parte sua il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, aveva subito detto che i licenziamenti vanno respinti: "Siamo pronti a sostenere tutte le iniziative di mobilitazione già decise e a mettere in campo, insieme a Cisl e Uil, tutto quanto sarà necessario per far ritirare i licenziamenti, difendere il lavoro e non lasciare sola nessuna lavoratrice e nessun lavoratore”.
Il leader della Cgil ha voluto anche sottolineare il fatto che la decisione della Whirlpool rappresenta il terzo caso di “multinazionale, associata a Confindustria che, invece di rispettare l’impegno sottoscritto a Palazzo Chigi e utilizzare gli ammortizzatori sociali gratuiti, scarica sui lavoratori e sul Paese la scelta di delocalizzare le produzioni fuori dall’Italia, senza che ci siano ragioni di calo della domanda o dovute alla crisi del mercato, ma solo per pure logiche finanziarie e di profitto”.
"È la grave scorrettezza di un fondo privato che decide di toglierci una parte del sistema produttivo e lo fa con un atto di vigliaccheria. Si ritirino i licenziamenti e si apra il confronto. Si garantisca la piena occupazione e si riprenda a lavorare". Così Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil, al tavolo in Prefettura a Firenze sulla vertenza Gkn, esprimendo anche "vicinanza ai lavoratori non solo della Toscana ma di tutto il settore automotive" e annunciando per i prossimi giorni, iniziative a sostegno della mobilitazione dei lavoratori Gkn.
In generale quello che preoccupa è l’andamento generale della crisi. Alla luce della grande fase di riconversione che sta per partire con il Pnrr, c’è il rischio concreto che altre aziende seguano l’esempio di quelle che hanno licenziato in un momento in cui la pandemia non è stata affatto superata, come si evince dal numero delle vertenze attualmente in carico al ministero dello Sviluppo economico. I tavoli, che erano un centinaio prima della pandemia, sono diminuiti: alcuni perché sono stati risolti, ma tanti altri perché il negoziato del Governo è fallito. Il numero rimane ancora molto alto: sono 89 le vertenze aperte, come ha dichiarato recentemente la sottosegretaria al Mise, Alessandra Todde.
Sul sito del Mise è possibile leggere l'elenco di tutte le convocazioni di questi mesi: una lunga cronologia della crisi, anche se manca uno sguardo d’insieme. Ci ha pensato però la Cgil a farlo. Silvia Spera, responsabile delle crisi aziendali e di settore della Confederazione, ha composto un quadro generale. Ne è venuta fuori una prima fotografia per settori, la geografia di una crisi che non passa e che ora rischia di peggiorare. L’analisi è aggiornata all'aprile scorso. Da allora ci sono state poche novità positive e tante sorprese negative.
I TAVOLI DI CRISI: ANALISI PER SETTORE