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L’Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati, premia il mondo del lavoro edile per lo sforzo profuso nell’inserimento professionale di migliaia di profughi e richiedenti asilo. È quanto accadrà lunedì 26 giugno presso l'Auditorium della tecnica di Confindustria di Via Tupini, a Roma. “Welcome. Working for refugee integration”, nato nel 2017 come premio alle imprese che assumono rifugiati, oggi è un programma ampio che comprende formazione, accompagnamento e supporto specifico a chi che intende assumere i profughi arrivati in Italia. E tra i premiati, quest'anno, ci saranno anche i sindacati Fillea Cgil, Filca Cisl e FenealUil, insieme ai costruttori dell'Ance.
A convincere l'agenzia Onu sono stati gli ottimi risultati ottenuti dal protocollo triennale firmato nel maggio 2022 dai ministeri del Lavoro e dell'Interno e dalle parti sociali. Un accordo che ha subito messo in moto la macchina delle scuole edili, coordinate dall'ente paritetico Formedil, e che nel giro di un anno ha trasformato centinaia di rifugiati in operai specializzati. Il testo prevede l'individuazione dei destinatari grazie agli enti formativi territoriali e al circuito dell'accoglienza pubblica (Sai e Cas). I rifugiati vengono quindi inseriti nei percorsi di formazione delle scuole edili e svolgono esperienze sul campo con tirocini direttamente presso le imprese. Molti di loro dopo questo percorso sono stati assunti.
“Si tratta di uno dei più importanti protocolli per la formazione e l’inserimento di lavoratori, mai fatto congiuntamente dalle istituzioni e dalle parti sociali del settore delle costruzioni e in piena sintonia con gli obiettivi europei del Pnrr, per una società più giusta e inclusiva”, avevano commentato all'epoca le sigle sindacali. Prima della stipula del protocollo, però, c'era già stato un progetto pilota. Ha avuto luogo lo scorso anno nelle Marche, ad Ascoli Piceno, e ha portato alla firma di diversi contratti di lavoro da parte di richiedenti asilo nel giro di pochi mesi.
“Dopo il lockdown e con l'introduzione del Superbonus, il settore delle costruzioni richiedeva manodopera, soprattutto nel nostro territorio, ancora in ricostruzione post-sisma- ricorda Paola Senesi, segretaria generale della Fillea di Ascoli -. Girando per i cantieri incontravamo spesso persone che non conoscevano il mestiere e ragazzi stranieri che non sapevano neanche l'italiano. Pensai allora di contattare un progetto di accoglienza locale per poter incrociare le esigenze dei richiedenti asilo con quelle delle imprese. Così, da febbraio a maggio 2021, abbiamo svolto un primo corso di formazione professionale nella Scuola edile locale, e i ragazzi sono stati immediatamente inseriti con tirocini presso le aziende iscritte alla cassa edile".
La testimonianza di Ansumana Dhaba, operaio edile
Oggi la maggior parte dei partecipanti a quella prima classe è impiegata stabilmente presso le imprese del territorio, e tuttora lavora nei cantieri. "Credo che sia stata una bella esperienza - conclude Senesi -, perché abbiamo dato la possibilità a queste persone di poter entrare in un luogo di lavoro con una formazione concreta, soprattutto sulla sicurezza. E abbiamo anche svolto una giornata di formazione e informazione sui diritti sindacali".
La testimonianza di Moussa Doumbia, operaio edile
A partire da questa prima esperienza e dopo la firma del protocollo nazionale, il progetto ha fatto passi da gigante, e s'è allargato a macchia d'olio trovando riscontri in tutto il territorio nazionale. Si va da Abruzzo e Sardegna alla Campania, dalla Calabria alla Basilicata, ma anche Toscana, Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia. Il percorso è stato avviato in 15 regioni per un totale di circa 500 beneficiari, coinvolgendo oltre 40 enti territoriali e la quasi la totalità delle 94 scuole edili sparse per tutto il Paese. Altri corsi di formazione stanno partendo o sono in fase di progettazione, l'obiettivo è formare e inserire nei cantieri almeno tremila richiedenti asilo e rifugiati.
Secondo Antonio Di Franco, segretario nazionale Fillea, “è stato un percorso che valorizza l'intento di rispondere all'emergenza occupazionale nel settore edile, ma che evidenzia anche la responsabilità sociale delle parti sociali. Il protocollo sfida la normativa e dà una risposta positiva a una politica sbagliata in materia di accoglienza, ulteriormente minata dal cosiddetto decreto Cutro". "Abbiamo messo in campo una novità - conclude -, che non si limita soltanto all’insegnamento dell'italiano ma dà una qualifica professionale a queste persone. Perché crediamo che il lavoro sia la migliore forma di accoglienza e d'integrazione di cui questo paese ha bisogno."
Antonio Di Franco, segretario nazionale Fillea