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In molti hanno assistito increduli, la sera di sabato 19 ottobre, alle scene di rider in bicicletta e in motorino sotto il diluvio, nonostante le comunicazioni del sindaco a non “uscire di casa”. Ne parliamo con l’avvocato e giuslavorista Franco Focareta, che a nome della Cgil di Bologna nei giorni scorsi ha depositato un esposto alla Procura della Repubblica.
Quali sono i reati penali che si ipotizzano e chi potrebbe doverne rispondere?
Non essendoci stati, fortunatamente, incidenti, o almeno non avendo avuto notizia di incidenti che abbiano visto il coinvolgimento di rider nell’atto di consegnare gli ordini, non abbiamo potuto ipotizzare il reato di infortunio sul lavoro. Fortunatamente, ripeto, non è successo nulla. Ma se fosse successo qualcosa si sarebbero potute ipotizzare, a carico del legale rappresentante delle aziende di food delivery, anche il reato di lesioni colpose e la violazione delle regole relative alla prudenza. Non risultando a noi incidenti, siamo dovuti partire dalla più generica ipotesi di reati di pericolo che si concretizzano nella semplice messa in pericolo, appunto, del bene protetto, in questo caso la salute dei lavoratori.
Cioè?
Il Testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro prevede l’obbligo, per il datore, di non mettere in pericolo i propri dipendenti a fronte di una situazione di palese rischio. In particolare l’articolo 43, quarto comma, prevede che “il datore di lavoro deve, salvo eccezioni debitamente motivate, astenersi dal chiedere ai lavoratori di riprendere la loro attività in una situazione di lavoro in cui persiste un pericolo grave ed immediato”. Si tratta, in questo caso, di una norma appunto aperta, che non specifica scenari determinati, ma che se violata viene sanzionata penalmente, e che a noi è parsa assolutamente calzante per la vicenda dei rider.
Questa è quindi la ragione dell’esposto ai Pm?
Sì. Inoltre, l’altra ipotesi di reato la cui fondatezza suggeriamo di verificare ai magistrati è quella della violazione di disposizioni legalmente date dalle autorità in relazione all’emergenza alluvione.
Sta parlando dell’invito a non uscire di casa se non per ragioni di necessità?
Sto parlando di vere e proprie ordinanze che vietavano, nelle ore e nei giorni dell’emergenza, tutte le attività non essenziali. Le scuole sono state chiuse, una serie di servizi interrotti, eventi programmati sono stati rinviati a data da destinarsi per non intralciare i soccorsi e non mettere appunto in pericolo la cittadinanza. Il fatto di non aver sospeso il servizio di food delivery ha dunque, a nostro avviso, disatteso completamente le ordinanze delle autorità.
Quali potrebbero essere le conseguenze per i legali rappresentanti delle aziende, se le ipotesi di reato dovessero essere confermate
Si tratta di reati che prevedono pene alternative, e solitamente chi viene condannato per averli compiuti si trova a dover pagare sanzioni pecuniarie.
Una volta verificati gli eventi, il giudice potrebbe imporre alle aziende di non mettere più in atto determinati comportamenti?
Stiamo parlando di reati, e nel penale si verifica in maniera circoscritta se uno specifico reato è stato compiuto, o no, da un determinato soggetto in un determinato momento. Quindi la risposta è no. Ma attenzione: se condannato, chi dovesse essere ritenuto colpevole si troverebbe a suo carico una condanna penale. E se ci dovesse essere una recidiva – se i medesimi illeciti, insomma, dovessero essere nuovamente messi in atto – scatterebbero le aggravanti e di conseguenza anche con più probabilità la pena detentiva.