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La produzione industriale italiana sta attraversando due anni ininterrotti di calo, ma l’Esecutivo non fa niente e resta in silenzio. Questo il giudizio della Cgil, dopo la diffusione dei dati Istat di oggi.
“Per il ventiquattresimo mese consecutivo l’Istat certifica che l’indice di produzione industriale in Italia è negativo. Una rilevazione che non ci stupisce, purtroppo, proprio come l’ennesimo silenzio del governo e del ministro Urso, che, invece di prendere atto del totale fallimento delle loro politiche industriali, continuano a raccontare che tutto va bene”. Così il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo.
Il sindacalista sottolinea “che la riduzione su base annua registrata a gennaio interessa tutti i principali raggruppamenti di industrie, ad esclusione dei beni di consumo, e che i settori più colpiti, nei quali la crisi sembra ormai inarrestabile, sono quelli della fabbricazione di mezzi di trasporto (-13,1%), tessile (-12,3%), coke e prodotti petroliferi raffinati (-6,2%)”.
Ma non sono gli unici dati allarmanti, e Gesmundo ricorda che “l’Istat, non più di qualche giorno fa, ha evidenziato la riduzione del monte ore lavorate nei settori industriali (-0,7% nel quarto trimestre 2024 sullo stesso periodo del 2023) e delle ore lavorate per dipendente negli stessi settori (-1,2% nello stesso periodo di riferimento); numeri che fanno il paio con il calo del 7,2% del valore del fatturato industria rilevato a dicembre 2024, riduzione che si fa ancora più marcata, fino ad arrivare al -7,7%, sul volume del fatturato”.
“Anche l’Inps, nel suo ultimo report di gennaio 2025 sulla cassa integrazione – prosegue – ha certificato un aumento del 47,59% delle ore di cig ordinaria nei settori dell’industria, che passano da 208.173 milioni del 2023 a 307.247 milioni del 2024. Un dato fra i più alti degli ultimi anni e che – sottolinea – è quasi quattro volte tanto quello del 2019, anno che precedeva la crisi pandemica”.
Per Gesmundo “il Paese, il suo sistema industriale e manufatturiero, il mondo del lavoro avrebbero bisogno ora e subito di una straordinaria presa d’atto e assunzione di responsabilità sullo stato di salute, ormai patologico, nel quale versa quella che era uno delle più grandi potenze industriali al mondo".
Invece, conclude il segretario confederale, “continuiamo ad assistere al silenzio assordante della presidente del Consiglio Meloni e all’incoerente e inconcludente finto protagonismo del ministro Urso, ormai totalmente ininfluente nel provare a governare e invertire i fondamentali di questo inesorabile declino”.