PHOTO
Più lavoro, meno ore. E’ il quadro sintetico e paradossale della situazione dei lavoratori in appalto delle pulizie degli ospedali di Cremona e di Casalmaggiore e per la quale Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uil Fpl cremonesi hanno dichiarato lo stato di agitazione.
Le tre aziende (Nigra Servizi Italia, Universal Service e Fabbro LM) che dal 1 dicembre sono subentrate a Coopservice quali vincitori di gara di appalto, avevano informato i sindacati che dovendo operare una ristrutturazione gestionale legata ai vincoli indicati dal capitolato di appalto, avrebbero ridotto di oltre il 30% le ore contrattuali, chiedendo di valutare la possibilità di un accordo sindacale in tal senso.
I sindacati spiegano la situazione attraverso i numeri: a fronte delle attuali 160.800 ore ordinarie annue complessive (escluse le decine di migliaia di ore straordinarie legate alle ‘pulizie Covid’) le tre nuove società appaltatrici hanno dichiarato di poterne garantire solamente 96.000; in un secondo momento hanno poi prodotto una lettera dell’Asst (il sistema sociosanitario della Lombardia) nella quale si comunicavano le variazioni alle classificazioni di rischio, prevedendo una integrazione degli interventi di pulizia, con una riduzione del monte ore di lavoro ‘solamente’ del 20%, pari a 32.160. Un taglio ritenuto inaccettabile dai rappresentanti dei lavoratori.
“Stiamo banalmente parlando di una questione di costi – ci spiega Maria Teresa Perin, segretaria generale della Filcams Cgil di Cremona -, motivo per il quale abbiamo lasciato il tavolo dicendo che non c'erano le condizioni e che avremo indetto lo stato di agitazione e inviato la lettera al prefetto, come previsto dalla Legge sui servizi essenziali, per chiedere il tavolo di conciliazione”.
Perin punta l’attenzione sul problema dell’occupazione e del salario femminile, oltre che sulle conseguenze del Covid più in generale: “E’ chiaro che la maggior parte di queste 150 persone sono donne e una riduzione del salario andrebbe a incidere anche sul loro futuro, benché tutto ciò sia ingiustificato, l’unico motivo risiede nel fatto che regione Lombardia e ospedali vogliono risparmiare sul costo del personale. Stiamo parlando di persone che hanno lavorato senza troppe tutele anche nei mesi devastanti per la nostra provincia, come accade anche ora. Io allora scrissi una lettera perché non solo non veniva effettuato loro il tampone, ma a marzo si portavano a casa gli indumenti da lavare, a casa propria: è chiaro che si fa profitto sulla pelle dei lavoratori.”.
I lavoratori di questo settore sono inoltre alle prese con un “contratto vecchio di 8 anni che non si riesce a rinnovare nonostante gli scioperi. “Abbiamo gente – prosegue la segretaria generale della Filcams cremonese - che è pagata 5,60 euro netti all'ora e magari fa solamente 20 ore, quindi siamo chiamati a fare la massima attenzione affinché non venga tolta loro neanche mezz'ora”. Ed è questo il motivo per il quale i sindacati sono pronti a mettere in campo ogni forma di mobilitazione, per tutelare i lavoratori, visto anche il nulla di fatto scaturito anche dall’incontro in videoconferenza di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uil Flp con la Prefettura, le aziende subentranti nell’appalto e l’Asst. Per ora permane lo stato di agitazione e la richiesta che le aziende tornino sui propri passi e i lavoratori non vedano decurtate le proprie ore di lavoro e quindi il loro già magro stipendio.