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Una procedura contro le regole, senza precedenti. Che non riguarda, stavolta, operai e meccanici, ma alte professionalità, come ingegneri e progettisti del design dell’auto: cervelli, non braccia. E’ quella che vede coinvolta la Pininfarina Engineering srl, la società d’ingegneria della gloriosa carrozzeria automobilistica torinese, fondata nel 1930 dai fratelli Farina (Giovanni e Battista, detto Pinin), così celebre in tutto il mondo da fare epoca (dalla Ferrari Testarossa all’Alfa Romeo e Giulietta spider, alla Lancia Flavia coupè, ecc), passata poi con la crisi dell’auto in mani indiane nel dicembre 2015. In pratica, la multinazionale Mahindra, con il pretesto del calo di produzione e delle perdite accumulate nell’ultimo anno, ha deciso di mettere in liquidazione la srl a fine ottobre, sbarazzandosi di 85 unità fra ingegneri e alte figure tecniche (che passerebbero così da 135 a 50 addetti), tutti licenziati a metà gennaio 2021 (dopo 75 giorni, secondo la normale procedura) affidando il lavoro all’esterno ad aziende satellite per risparmiare sui costi.
Per questo, martedì 24 novembre sarà di nuovo sciopero (stavolta di quattro ore, dopo l’intera giornata di lotta, effettuata il 28 ottobre scorso), accompagnato da un’assemblea di tutti i lavoratori ai cancelli della fabbrica di Cambiano, nell’hinterland torinese, cui farà seguito un incontro con l’azienda. Mentre il giorno seguente si terrà un presidio sindacale sotto il palazzo della Regione Piemonte, con l’obiettivo di richiederne l’intervento diretto nella delicata vertenza. Queste, le ultime mosse di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil provinciali.
“Il management vuole fare una riduzione di organico con la liquidazione della srl: non lo riteniamo corretto. Le attività stanno continuando, è cambiata la forma. E tutto pur in presenza di una cassa integrazione per Covid-19, in vigore dall’inizio della pandemia. Il problema è che non si tratta di una cessata attività, tant’è vero che, a inizio ottobre, l’azienda ha dovuto ingaggiare progettisti esterni per proseguire l’attività, con i propri dipendenti in cig: insomma è una manovra fatta solo per tagliare le spese. Ma, in realtà, quello dei costi è un vaso di Pandora: i dirigenti continuano a spendere e spandere, altro che risparmi! Tutto ciò è davvero inaccettabile, considerando che in questo momento siamo anche in emergenza sanitaria, essendo diventati una Regione rossa”, denuncia Ugo Bolognesi, della Fiom di Torino.
Secondo le ‘tute blu’ della Cgil, adesso è necessario trovare una soluzione condivisa. ”Ci hanno proposto un accordo per salvare una cinquantina di lavoratori, ricollocandoli nella Pininfarina spa e in società satellite, e tutti gli altri in cigs per dodici mesi e poi disoccupati. Noi continuiamo la nostra mobilitazione e chiediamo una soluzione che tuteli tutti i 135 addetti e siamo pronti anche a iniziative legali, pur di difendere l’intero personale. E’ evidente che da parte datoriale si punti a dividere il nostro fronte. Oggi le multinazionali non si accontentano più di delocalizzare solo le braccia, ma puntano a colpire direttamente anche i cervelli”, conclude il dirigente sindacale.