PHOTO
“In merito alle operazioni di risiko bancario che ci stanno intrattenendo in questi giorni ciò che ci preme è il riflesso sulle ricadute che una mossa del genere avrà sulle lavoratrici e i lavoratori di Unicredit e Banco Bpm. La nostra attenzione sarà massima nella ipotetica costruzione di questo colosso bancario in termini di tutela del perimetro occupazionale, con uno sguardo rivolto a un futuro che vogliamo fondato sul lavoro”. Così la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito, sull'offerta pubblica di scambio volontaria di Unicredit su Banco Bpm.
Ieri la notizia dell’operazione che porterebbe alla nascita del terzo gruppo bancario europeo, mettendo però a rischio il matrimonio tra Banco Bpm e Monte Paschi di Siena fortemente voluto dal governo Meloni. Motivo per il quale i ministri Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini hanno bocciato l’ops di Unicredit minacciando di bloccare l’iniziativa attraverso la golden power, lo strumento che consente all’esecutivo di intervenire sulle operazioni finanziarie che ricadono su settori strategici per l'interesse nazionale.
La Fisac Cgil ritiene che l’operazione di Unicredit su Banco Bpm “debba strategicamente portare con sé una idea di ampliamento dell’occupazione e dell’attenzione in termini di presenza sui territori, di formazione continua e di centralità del valore del contributo delle lavoratrici e dei lavoratori – afferma Esposito –. Questi ultimi devono essere i protagonisti delle enormi trasformazioni in atto del settore, ancora di più all’interno di un’operazione che, se dovesse andare in porto, cambierà la geografia del sistema bancario. Tra trimestrali continue da record e M&A (fusioni e acquisizioni, ndr) ci sono ritorni molto importanti per gli azionisti ma ci devono essere anche analoghi impatti positivi sul sistema Paese, sul benessere delle lavoratrici e dei lavoratori e sulla piena e buona occupazione”.
La segretaria generale della Fisac fa sapere che il sindacato spingerà affinché la creazione di questi grandi gruppi sia orientata a offrire un maggiore sostegno all’economia e al Paese, piuttosto che alla creazione di vantaggi finanziari nei confronti delle banche e dei loro azionisti. “Le possibili economie di scala e di scopo – conclude – debbono portare il gruppo a sostenere la trasformazione digitale e lo sviluppo sostenibile dell'Italia e dell'Europa. Infine, per quanto riguarda la posizione di governo, più che attaccare l’operazione dovrebbe agire il proprio ruolo concentrandosi sulle politiche economiche e industriali, totalmente assenti nella loro idea di Paese”.