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A novembre 2022 gli occupati tornano a calare (-27mila) così come il tasso di occupazione (60,3%). SI conferma dunque che per commentare l’andamento dell’occupazione è bene evitare toni trionfalistici ad ogni piccolo picco, così come il contrario durante le flessioni come in questo mese. La realtà è che l’andamento dell’occupazione italiana è stazionario e che restiamo stabilmente nella fascia più bassa del tasso di occupazione europeo.
Gli occupati, a novembre 2022, restano sopra i 23 milioni (23 milioni 166mila), poco più del picco del 2008 ma meno del numero di occupati del picco del 2019. I dati più importanti di novembre da commentare sono però questi:
- Calano di -94mila i dipendenti permanenti e aumentano di +60mila gli occupati a termine. Il dato di oltre tre milioni di occupati precari è ormai una costante del mercato del lavoro italiano e rappresenta un incremento di circa +700mila unità rispetto al numero di dipendenti a termine del 2008 con un numero simile di occupati.
- Gli over 50 sono sopra i nove milioni di occupati, circa 400mila in più della fascia 35-49 anni. L’occupazione quindi invecchia anche senza tener conto dell’aumento di occupati over 64.
- Il calo di occupazione a novembre riguarda solo le donne (-48mila), confermando e accentuando una storica negativa condizione per l’occupazione femminile.
- Gli inattivi, che a novembre aumentano di +49mila, restano una peculiare e negativa caratteristica dell’occupazione italiana, confermando il nostro triste primato in Europa.
Tutto questo conferma, in un anno in cui l’economia cresce sensibilmente, le difficoltà qualitative e quantitative dell’occupazione italiana a partire dalla precarietà che, con l’introduzione dei voucher e con l’eventuale aumento dei periodi senza causale per i tempi determinati, non potrà che aumentare nel corso del 2023.
Fulvio Fammoni è presidente della Fondazione Di Vittorio