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Sei giorni di sciopero, da oggi (giovedì 30 maggio) a mercoledì 5 giugno, sono stati indetti da Slc Cgil, Fisascat Cisl, Uilcom Uil, Ric e Snalc Ugl per i lavoratori del Casinò di Venezia (delle due sedi di Ca' Vendramin e Ca' Noghera). A motivare la protesta è la rottura delle trattative (che vanno avanti da due anni) tra sindacati, Comune e azienda per il nuovo contratto aziendale, che dovrebbe sostituire il regolamento imposto unilateralmente da azienda e Comune dal 1° luglio 2017, che a propria volta ha sostituito il contratto precedente del 1999. Proclamato anche il blocco degli straordinari e delle prestazioni aggiuntive per un mese, precisamente da venerdì 31 maggio al 30 giugno. Lo sciopero, invece, sarà di un'ora e mezzo alla fine di ogni turno.
“Dopo mesi di faticosa trattativa volta a ridare ai lavoratori della Casa da gioco un contratto di lavoro, pare ormai evidente la mancanza di volontà della controparte di addivenire a un positivo esito del negoziato”, spiega una nota unitaria: “Le modalità e i tempi di convocazione del tavolo negoziale (incontri distanti l'uno dall'altro e spesso troppo brevi perché possano avere efficacia), la gestione dello stesso (la trattativa, nella concezione della proprietà, è spesso solo virtuale), i continui fraintendimenti (difficili da considerare sinceri), sono solo alcuni dei motivi che hanno di fatto procrastinato sine die la conclusione delle trattative”.
I sindacati rilevano anche che le “prese di posizione della proprietà sulla gestione della formazione dei lavoratori del Casinò, e i passi indietro sul paragrafo 7 dell'articolo 1 della proposta contrattuale, hanno dimostrato l'irriverenza della controparte e il poco rispetto che la stessa nutre nei confronti dei rappresentanti dei lavoratori e, quindi, di questi ultimi”. Per Slc Cgil, Fisascat Cisl, Uilcom Uil, Ric e Snalc Ugl “una trattativa ha senso se vi è in premessa un equilibrio tra le parti e se tutte e due spingono l'acceleratore per giungere alla definizione degli articolati contrattuali. Oggi queste premesse mancano, e ai lavoratori non resta che tentare di ripristinare quel necessario equilibrio con l'unica arma in loro possesso, auspicando che, prima o dopo, l'infausta esperienza del regolamento unilaterale venga lasciata alle spalle”.