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È un autunno con tante incognite quello che si profila per l'occupazione e il mondo del lavoro in Friuli Venezia Giulia. Incognite legate sia alla complessità dello scenario geopolitico ed economico mondiale, sia a grandi questioni locali irrisolte, come il dopo Wartsila a Trieste e le scelte strategiche di Electrolux in merito al futuro di Porcia e degli altri siti italiani. Ma a pesare sono anche altre criticità, dai ritardi sui rinnovi contrattuali all'elevato tasso di precarietà del lavoro, che aggravano l'emergenza redditi e il fenomeno del lavoro povero, proprio nel momento in cui il Governo nazionale ha scelto di abbassare le difese a tutela delle fasce più deboli, smantellando il reddito di cittadinanza. A tracciare il quadro è Villiam Pezzetta, segretario generale della Cgil Friuli Venezia Giulia, con un'analisi che spazia dalle questioni che interessano più specificamente il territorio e il tessuto produttivo regionale ai grandi temi nazionali, al centro della mobilitazione nazionale indetta dalla Cgil nei confronti del Governo.
Il manifatturiero
Gli indici che misurano lo stato di salute dell'economia regionale denotano una tenuta del quadro complessivo, non priva però di segnali di maggiore criticità. “Su tutti – rivela Pezzetta – le ore di cassa integrazione, che per il quinto mese consecutivo hanno fatto segnare un aumento rispetto al 2022, come ci rivelano i dati Inps”. A luglio sono arrivate richieste per 1 milione e 250mila ore, in crescita del 16% rispetto a luglio 2022, portando a 7,7 milioni il volume complessivo di richieste nei primi sette mesi dell'anno, con un incremento del 29% rispetto a un anno fa e una punta del +79% nel ricorso alla cassa straordinaria, la tipologia d'intervento che, come noto, scatta di fronte a crisi più strutturali. Guardando alla situazione settoriale, legno-arredo, industria chimica, della plastica, del vetro e soprattutto carta ed editoria sono i comparti che fanno segnare gli incrementi più marcati rispetto allo scorso anno, mentre nella meccanica il ricorso agli ammortizzatori resta in linea con i livelli dello scorso anno.
I nodi
Al di là delle incognite sull'evoluzione della congiuntura globale, dal quadro geopolitico all'andamento dei tassi d'interesse e dei prezzi petroliferi, a pesare sul futuro della regione sono soprattutto i nodi Wartsila ed Electrolux. “Dal primo – commenta Pezzetta – dipende non soltanto il destino dei cinquecento lavoratori più direttamente toccati dalle strategie di reshoring del gruppo, ma quello dell'intero sito e in generale le prospettive del manifatturiero nell'area giuliana, che non può accontentarsi di un futuro fatto solo di turismo e terziario. La stessa rete di università e centri di ricerca su cui può contare Trieste, del resto, ha un senso e una logica solo se fortemente integrata con il tessuto produttivo del territorio provinciale e regionale, che ha nell'area della ex Grandi motori uno dei suoi centri nevralgici".
Da qui l'appello alla politica regionale e nazionale e alle organizzazioni imprenditoriali ad "accelerare e intensificare le trattative con gli interlocutori più credibili, quelli capaci di garantire risposte non solo di fronte all'emergenza occupazionale in atto, ma anche in termini di difesa e di rilancio di Bagnoli”. Con analoga attenzione, per Pezzetta, “devono essere seguite e comprese le strategie di Electrolux, visti i timori, tutt'altro che fugati, su un possibile disimpegno della multinazionale svedese in Italia”.
Emergenza redditi
Se il lavoro complessivamente tiene, come rivelano sia i dati regionali sulle assunzioni sia le rilevazioni Istat relative ai primi tre mesi dell'anno, la corsa dell'inflazione nel 2022 e nel 2023 ha contribuito ad aggravare l'emergenza redditi, “che pesa anche sul lavoro a tempo indeterminato, tanto più che per due lavoratori su tre il contratto è scaduto e il potere d'acquisto dei salari è fortemente intaccato dal carovita”. A soffrire soprattutto i settori maggiormente esposti al dumping dei contratti pirata, in particolare nel terziario, che sono anche quelli dove è più diffuso il ricorso al precariato.
“È con questa consapevolezza – sottolinea Pezzetta – che la Cgil intende dare slancio e vigore alla sua mobilitazione in difesa dei redditi dei lavoratori e dei pensionati: una strutturale riforma fiscale che premi in modo strutturale e non episodico i redditi da lavoro, la battaglia per il salario minimo e per la difesa delle pensioni, attuali e future, e contro il precariato sono i grandi obiettivi che ci siamo posti in vista della discussione della Finanziaria 2024, che rappresenta, per la Cgil, il banco di prova decisivo su cui misurare la qualità delle politiche di questo Governo. Senza dimenticare la salvaguardia della Costituzione materiale, dalla difesa della sanità pubblica al nostro fermo no a un modello di autonomia differenziata che avrebbe effetti dirompenti sul futuro del sistema sanitario, del welfare, della scuola e delle politiche economiche di questo Paese”.