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A pochi giorni dalla scadenza dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale), la direzione di Fonderie cooperative ha comunicato che lo stabilimento di Modena di via Zarlati verrà spento definitivamente il 7 aprile, giorno dell’anniversario della sua nascita. Il motivo, sempre a detta dell'azienda, è la necessità di terminare le commesse per alcuni clienti importanti. Questa deroga all’Aia è resa possibile da quanto previsto nel decreto governativo, che proroga l’attuale stato di emergenza dovuto alla pandemia da Covid. Per tutta risposta, il Comune di Modena ha invece voluto ribadire la propria contrarietà a una tale scelta aziendale pretendendo il rispetto degli accordi precedentemente presi e dunque la cessazione delle attività, appunto il 31 gennaio.
"Siamo sinceramente stanchi di assistere a questo teatrino che prosegue ormai da troppo tempo. Non abbiamo davvero nessuna intenzione di disquisire se lo stabilimento debba stare aperto trenta giorni in più o in meno del previsto, perché non cambia la sostanza vera delle cose. In questo gioco delle parti, gli unici accordi che in tutti questi anni non sono stati rispettati sono quelli nei confronti dei lavoratori. Nemmeno quelli votati in Consiglio comunale, che prevedevano lo spostamento del sito entro i confini del Comune di Modena, il mantenimento della attività core di fusione, con l’introduzione di nuove tecnologie non inquinanti, e infine il mantenimento di tutti i posti di lavoro". Così in una nota Cgil e Fiom di Modena e Ferrara.
"E’ certo che lo stabilimento chiuderà a breve, è certo che la tipologia di produzione restante (dunque non la fusione, che sarà completamente dismessa) verrà delocalizzata a Cento, in provincia di Ferrara, ed è certo che non si è difesa l’occupazione. E’ un dato oggettivo che la maggior parte dei lavoratori se ne è ormai andata spontaneamente dall’azienda, perché non vede in essa alcun futuro. In poche parole, Modena ha già perso definitivamente un inestimabile patrimonio industriale e produttivo, con ciò che ne consegue. Questo, nonostante in più occasioni anche formali si fosse promesso, da parte di azienda e Comune, l’esatto contrario", prosegue il sindacato.
"Giunti a questo punto, invece di perdersi in polemiche inutili, crediamo sia doveroso che tutte le parti in causa (Comuni di Modena e Cento, Regione Emilia Romagna, azienda) si adoperino per trovare soluzioni per limitare le ricadute sociali; fra queste, anche una linea di trasporto gratuita per quei 25 lavoratori rimasti e costretti a farsi 80 chilometri al giorno per raggiungere il posto di lavoro. A tal fine, è fissato un incontro, assieme alle altre organizzazioni sindacali, con le istituzioni locali per martedì 8 febbraio", concludono Cgil e Fiom.