Viene presentato oggi (28 ottobre), con un evento nazionale e numerosi eventi regionali, il Dossier statistico immigrazione, curato dal Centro studi e ricerche Idos in partenariato con il Centro studi Confronti e con il supporto dei fondi dell’8 per mille della Chiesa Valdese. Il volume è giunto nel 2020 alla sua trentesima edizione, essendo stato pubblicato ininterrottamente da quando ha visto la luce nel 1991, su iniziativa di Don Luigi Di Liegro, insieme a Franco Pittau, oggi Presidente onorario di Idos, a sua moglie Lidia, recentemente scomparsa e ad altri volontari della Caritas.

Oggi l’annuario socio-statistico sull’immigrazione ne continua lo stile aperto e l’intento di promuovere ”una conoscenza e una riflessione quanto più corrette e approfondite su un fenomeno che, sebbene sempre più decisivo per il futuro delle nostre società, è ancora troppo spesso oggetto di rappresentazioni distorte e mistificazioni strumentali”. Questo grazie all’estesa rete territoriale di esperti corrispondenti dei centri studi, provenienti da organizzazioni internazionali e nazionali, amministrazioni, università, scuole, sindacati e molti altri attori della società civile, della comunità scientifica e della comunicazione e a una vasta campagna di sensibilizzazione, con oltre 100 eventi nell’anno fra due successive presentazioni.

Le organizzazioni sindacali, incluse Cgil e Inca Cgil, prendono parte ai lavori tanto con la redazione di alcuni dei saggi del testo – sulla base della propria esperienza nell’ascolto, la difesa e l’assistenza ai lavoratori migranti – che con la presentazione al territorio.

In termini generali, le anticipazioni sull’edizione 2020 fornite da Idos pongono l’attenzione dapprima sugli effetti che nello scorso anno il primo decreto sicurezza e la mancanza di una programmazione degli ingressi stabili nel nostro Paese hanno prodotto sulla posizione delle persone migranti di origine non comunitaria presenti in Italia. Molte di loro sono cadute in condizioni di irregolarità e sono state esposte a sfruttamento lavorativo, privazione di diritti e reclutamento criminale.

Viene ricordato poi il retaggio di una normativa sulla cittadinanza, che resta “un impianto legislativo ancorato più al passato dell’Italia, quale ‘grande Paese di emigrazione’, che al suo presente di ‘importante Paese di immigrazione’”: un territorio che esclude numerosi minori figli di cittadini stranieri nati in Italia e che in Italia svolgono il loro percorso di vita, di formazione e di socializzazione, mentre facilita l’acquisizione della cittadinanza per persone nate e vissute all’estero ma con remoti avi italiani.

Infine, si dettagliano alcune implicazioni della particolare vulnerabilità delle persone migranti alle conseguenze dell’epidemia da Covid-19. Conseguenze che si sono manifestate fra l’altro nel parziale fallimento della regolarizzazione di maggio, dovuta anche alla debolezza con la quale, in un clima emergenziale, i lavoratori immigrati hanno potuto far valere i loro diritti e pretendere l’emersione dall’irregolarità. Grandi anche le difficoltà dei patronati a gestire con efficienza le pratiche di regolarizzazione e di immigrazione in circostanze in cui si diffondono fenomeni di “‘faccendariato’, improvvisazione, quando non di lucro e sfruttamento” e si alzano ingiustificatamente i requisiti di accesso in termini di continuità di presenza in Italia e di reddito.

Intervistato da Collettiva Antonio Ricci, vicepresidente del Centro studi e ricerche Idos e autore di diversi contributi del rapporto, ha richiamato in particolare due aspetti emersi dall’analisi, relativi al mercato del lavoro e alle politiche sociali. Entrambi riguardano proprio l’impatto del Covid-19 in un contesto nazionale e internazionale in cui la governance delle migrazioni è lacunosa.

“Sono aumentate le sperequazioni - afferma lo studioso -. La crisi ha messo in evidenza quanto i lavoratori immigrati siano importanti in settori vitali quali la sanità, la cura domestica, l’agricoltura e quindi per garantire la sicurezza alimentare, i trasporti e quindi per garantire la mobilità, il lavoro stagionale. L’emergenza Covid ha reso però contemporaneamente palese come malgrado ciò le persone migranti siano quelle che soffrono maggiormente delle situazioni di corto circuito del nostro mercato del lavoro: i rapporti di lavoro in nero in agricoltura e nella cura domestica sono aumentati durante la pandemia, con turni nel lavoro agricolo allungatisi a fronte di salari diminuiti”.

Riguardo ai nuovi provvedimenti in materia migratoria, Ricci aggiunge che “lo smantellamento dei due decreti attribuiti a Salvini rappresenta di sicuro un contributo positivo, con la reintroduzione di un regime di protezione e di un sistema decentrato di accoglienza, la possibilità di iscrizione dei richiedenti asilo all’anagrafe, la rimozione di aspetti di criminalizzazione delle Ong. Ma siamo in un contesto generale in cui, a livello nazionale ed europeo, con l’unica misura controcorrente dei corridoi umanitari, fondamentali per evitare i viaggi della morte, si intravede poco coraggio nell’affrontare concretamente il presente e le prospettive future. Mancano proposte compiutamente articolate per assicurare una gestione umana delle migrazioni, attraverso tutto il loro percorso e fino a una piena integrazione”, conclude il vice-presidente di Idos.

“Su questa stessa linea si è espressa negli ultimi anni anche la Cgil, che nel dossier statistico ha sempre trovato una rappresentazione fedele del fenomeno migratorio”, concorda Kurosh Danesh, responsabile politiche per l’immigrazione di Cgil, che ricorda come “malgrado migrare sia un diritto, stabilito dall’Onu come dalla Costituzione, in questo Paese stentano ad affermarsi politiche coerenti con l’effettiva evoluzione del fenomeno globale delle migrazioni; invochiamo la possibilità di ingresso per le persone straniere a fini di ricerca di lavoro e di ricongiungimento familiare, circolare con i Paesi di origine, attraverso vie regolari e senza dover ricorrere a strumenti di sanatoria o residuali come decreti flussi e permessi speciali”.

“Anche sulla cittadinanza Cgil si è attivata, insieme a una coalizione della società civile promotrice della campagna "L'Italia sono anch’io", arrivando a promuovere una proposta di legge popolare fondata sollo ius soli, già discussa in Parlamento nel 2017 e in sospeso. Lo strumento del dossier offre al legislatore e al decisore delle politiche una rappresentazione incontrovertibile del fenomeno e quindi un valido strumento per adeguare la normativa alla nuova realtà del nostro Paese”.

I link alle presentazioni online nazionale e regionali, che avranno luogo a partire dalle ore 10.30, sono disponibili alla pagina:
https://www.dossierimmigrazione.it/dossier-2020-tutte-le-presentazioni-del-28-ottobre/

Il Dossier statistico è scaricabile dal sito della presentazione, a partire dalle 10.30 e solo durante la presentazione stessa, al link:
https://www.dossierimmigrazione.it/