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Se c’è una crisi aziendale o di un settore, sono primi a rimanere a casa. La loro missione si interrompe e anche se hanno un contratto a tempo indeterminato con l’agenzia, difficilmente trovano un altro impiego. I somministrati sono lavoratori che il mercato espelle senza troppi complimenti. E non entrano neppure nel computo dei licenziamenti.
È già accaduto nel settore dell’automotive: il periodo tra il 2023 e il 2024 ha visto il licenziamento di circa 3 mila somministrati metalmeccanici, fuoriusciti senza che nessuno se ne accorgesse.
Per questo scioperano insieme a Fiom, Fim e Uilm e scendono in piazza per la manifestazione nazionale del 18 ottobre: con i sindacati di categoria Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp incrociano le braccia per otto ore e vanno a Roma per difendere l’occupazione e chiedere al governo e a Stellantis di costruire il futuro dell’industria dell’auto.
“I primi a pagare il prezzo di questa crisi sono i somministrati – spiega Davide Franceschin, segretario nazionale Nidil Cgil -. Anche se non vengono neppure letti come licenziamenti, ma solo interruzione di missione o non rinnovo del contratto. Quindi sono come invisibili. Parliamo di lavoratori con elevate anzianità di servizio, che erano ormai parte integrante dell’organico strutturale dell’azienda e dell’indotto. Adesso è davvero difficile che trovino un altro lavoro. Penso al sito di Stellantis ad Atessa, in Abruzzo, per esempio. La nostra partecipazione allo sciopero è legata proprio al sostegno alla piattaforma generale, che vuole evitare che ci siano altre perdite occupazionali: se non c’è sviluppo industriale non può esserci qualità né quantità dell’occupazione”.
Oltre alla perdita dei posti di lavoro, c’è la questione della cassa: le ore di assegno integrazione salariale nel biennio 2022 - 2023 sono state 790.566 e hanno interessato 5.375 persone. Nei primi nove mesi del 2024 già si contano 195.130 ore e 2.562 lavoratori.
“Noi chiediamo che i somministrati vengano stabilizzati, che siano inseriti nei percorsi di sviluppo del settore a cui speriamo si arriverà con questa lotta e queste rivendicazioni – conclude Franceschin -. Inoltre devono avere gli stessi ammortizzatori sociali dei lavoratori diretti. Con il ddl lavoro in discussione la situazione andrà anche peggiorando, perché ci sarà una maggiore liberalizzazione dei contratti a termine e della somministrazione. Dobbiamo vedere come le imprese useranno queste norme”.